Page 123 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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aveva promesso dicendo: Per la tua avvenenza e la tua bellezza avanza
prosperamente (Sal 44,5). Da dove questa avvenenza e bellezza? Penso dai gigli.
Che cosa c’è di più bello dei gigli? Così nulla è più bello dello Sposo. Quali sono
dunque quei gigli per i quali rifulge lo splendore della sua bellezza? Avanza,
dice, e regna per la verità e la mansuetudine e la giustizia (Sal 49,2). Sono gigli; gigli,
dico, nati dalla terra, che splendono sulla terra, eminenti tra i fiori della terra,
fragranti più dell’odore degli aromi. Tra questi gigli, dunque, e per questi lo
Sposo è leggiadro e bello. Altre volte, invece, per quanto riguarda l’infermità
della carne, non vi era in lui né apparenza, né bellezza.
5. Un buon giglio è la verità, magnifico per il candore, eccellente per il profumo;
è, infatti, candore della luce eterna, splendore e figura della sostanza di Dio.
Giglio veramente che la nostra terra alla nuova benedizione ha prodotto e ha
preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti. Fino a che la terra
fu sotto la maledizione germogliò triboli e spine. Ma ora la verità è uscita dalla
terra, sotto la benedizione di Dio, fiore bellissimo dei campi e giglio delle valli.
Riconosci il giglio dal candore che appena nato risplendette ai pastori nella
notte, come dice il Vangelo: Un Angelo del Signore si presentò davanti a loro e la
gloria del Signore li avvolse di luce (Lc 2,9). È detto bene: La gloria del Signore,
perché non candore dell’Angelo, ma del giglio: l’Angelo era presente, ma il
giglio splendeva di là fino a Betlemme. Riconosci il giglio dal profumo con il
quale si fece conoscere ai Magi lontani. È vero che apparve loro la stella; ma
quegli uomini prudenti non l’avrebbero affatto seguita se non fossero stati
attirati da una certa intima soave fragranza del giglio nato. E veramente è giglio
la verità, il cui odore anima la fede, e il cui splendore illumina l’intelletto.
III. Ora alza anche gli occhi alla persona stessa del Signore, che dice nel
Vangelo: Io sono la verità (Gv 14,6) e vedi come giustamente la verità sia
paragonata al giglio. Se non hai fatto attenzione osserva al centro di questo fiore
tante virgole d’oro che vengono fuori, circondate dal candidissimo fiore che è
posto tutto intorno come corona, e riconosci in Cristo l’aurea divinità, coronata
dalla purità dell’umana natura, cioè Cristo con il diadema con cui lo ha
coronato sua madre. Poiché, in quanto coronato dal Padre suo abita la luce
inaccessibile, né potresti per ora vederlo. Ma di questo si parlerà altre volte.
6. Ora, dunque, giglio è la verità; è anche la mansuetudine. E a proposito giglio
è la verità; è anche la mansuetudine, avendo il candore dell’innocenza e il
candore della speranza, perché l’uomo pacifico avrà una discendenza (Sal 36,37). Di
buona speranza l’uomo mansueto, né meno splendido esempio, anche nella vita
presente, di vita sociale. Non è, forse, un giglio colui che splende per il dovere e
dà il profumo per la speranza? Inoltre, come la verità è germogliata dalla terra,
così anche la mansuetudine. A meno che qualcuno dubiti che è nato dalla terra
l’Agnello dominatore della terra, quell’Agnello che fu condotto ad essere
ucciso, e non aprì bocca. E non soltanto la mansuetudine e la verità sono
germogliate dalla terra, ma anche la giustizia. Disse il Profeta: Stillate cieli