Page 119 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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nei riguardi della forza di Dio, che è lui, sia perché presume di una scienza
ottenuta per via diversa dalla sapienza di Dio che è pure lui. O Signore, chi è
simile a te? Chi, se non la tua immagine? Chi, se non lo splendore e la figura
della tua sostanza? Lui solo nella tua forma, lui solo non ritenne come una
rapina l’essere uguale a te, Altissimo Figlio dell’Altissimo. Come non uguale?
Siete anzi una cosa sola, tu e lui. Ha il suo seggio alla tua destra, non sotto i tuoi
piedi. Chi può mai osare di occupare il posto del tuo Unigenito? Sia precipitato.
Pone in alto il suo seggio? Sia rovesciata la cattedra della pestilenza. Così pure
chi insegna all’uomo la scienza? (Sal 93,10). Non eri forse tu, o chiave di Davide,
che apri a chi vuoi e a chi vuoi chiudi? E come si tentava di non entrare, ma di
irrompere nei tesori della sapienza e della scienza? Chi non entra per la porta è un
ladro e un brigante (Gv 10,1). Entrerà dunque Pietro che ha ricevuto le chiavi, ma
non solo, poiché, se vorrà, introdurrà anche me, ed escluderà un altro che forse
vorrebbe, per la scienza e la potestà conferitagli dall’alto.
5. E quali sono queste chiavi? La potestà di aprire e di chiudere, e il
discernimento tra quelli che devono essere ammessi e quelli che vanno esclusi, e
i tesori non sono nel serpente, ma in Cristo. E perciò il serpente non poté dare la
scienza che non aveva; ma chi l’aveva la diede. Né il diavolo poté avere la
potenza, che non aveva ricevuta, ma l’ebbe chi l’aveva ricevuta. La diede Cristo,
la ricevette Pietro, né si gonfiò per la scienza, né fu precipitato per la
presunzione della potenza. Perché? Perché né nell’una, né nell’altra si innalza
contro la scienza di Dio, lui che non ha cercato nessuna delle due cose fuori
della scienza di Dio, come ha fatto invece colui che ha agito con inganno al suo
cospetto, sicché la sua iniquità è divenuta meritevole di odio. Come, infine,
avrebbe ambito queste cose fuori della scienza di Dio lui che si definisce apostolo
di Gesù Cristo secondo la prescienza di Dio Padre (1 Pt 1,1-2)? Ciò sia detto per quel
che riguarda lo zelo di Dio, che lo fece intervenire contro l’Angelo e l’uomo
prevaricatori poiché trovò il male in entrambi distruggendo nella sua ira e nel
suo furore la loro superbia che si innalzava contro la scienza di Dio.
III. 6. Ora è tempo che ricorriamo allo zelo della misericordia, cioè non quello
che si rivolge contro, ma quello che viene immesso, perché quello che si rivolge
contro, come già abbiamo detto, è zelo di giustizia, e ci ha atterriti abbastanza
con gli esempi ricordati di coloro che furono così gravemente puniti. Perciò io
me ne andrò al luogo di rifugio per nascondermi dal furore del Signore, a
quello zelo cioè di pietà che arde soavemente ed espia efficacemente. Non espia
forse la carità? Molto. Ho letto che essa copre una moltitudine di peccati. Ma
dico: non è forse idonea, capace cioè di scacciare e umiliare ogni arroganza
degli occhi e del cuore? Certamente, e in massimo grado: poiché la carità non si
innalza, non si gonfia. Se, dunque, il Signore si degnerà di venire a me, o
piuttosto in me, non nello zelo del suo furore, e neppure nella sua ira, ma nella
carità e nello spirito di mansuetudine, geloso di me della gelosia di Dio che cosa
è, infatti, talmente di Dio come la carità? Dio, infatti, è carità se, dico, verrà in
questa, in questo conoscerò anche che non è solo, ma che è venuto con lui anche