Page 118 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
P. 118

dei  quali  si  diceva:  Rendo  loro  testimonianza  che  hanno  lo  zelo  di  Dio,  ma  non
                  secondo la scienza (Rm 10,2). Non è decente che la sposa del Verbo sia stolta; ma
                  il Padre non la sopporterebbe gonfia di superbia. Il Padre, infatti, ama il Figlio,
                  ed è sempre pronto a scacciare e distruggere ogni altezza che si erge contro la
                  scienza del Verbo, sia dando mano allo zelo, sia volgendosi con affetto, due cose
                  che sono effetto una della misericordia, l’altra della giustizia. Oh! Si degni di
                  comprimere, anzi di scacciare e ridurre al nulla in me ogni forma di orgoglio,
                  non con l’accendere il suo furore, ma con l’infusione del suo amore! Possa io
                  imparare a non insuperbirmi piuttosto per effetto della sua bontà che non per il
                  timore  del castigo!  Signore, non punirmi nel tuo sdegno (Sal 6,2), come l’Angelo
                  che si innalza nel  cielo,  non castigarmi nel tuo furore (Sal 6,2) come l’uomo  nel
                  paradiso.  Entrambi  hanno  tramato  iniquità,  bramando  di  salire  più  in  alto,  il
                  primo con la potenza, il secondo con la scienza. La donna stolta ha creduto al
                  demonio che prometteva per sedurla: sarete come dèi, conoscitori del bene e del male
                  (Gen  3,5).  Già  prima  aveva  sedotto  se  stesso,  persuadendosi  che  sarebbe
                  diventato simile all’Altissimo poiché chi si crede di essere qualche cosa, mentre non è
                  niente, seduce se stesso (Gal 6,3).

                  3. Ma l’una e l’altra altezza fu precipitata giù, ma nell’uomo con più mitezza,
                  così giudicando colui che tutto fa in peso e misura. Poiché, mentre l’Angelo fu
                  punito  nel  furore,  anzi  dannato,  l’uomo  sentì  soltanto  l’ira,  non  il  furore.
                  Nell’ira, infatti, si ricordò della misericordia (Ab 3,2). Perciò i suoi discendenti sono
                  figli dell’ira e non del furore, fino al giorno d’oggi. Se non nascessi figlio d’ira
                  non avrei bisogno di rinascere; se fossi nato figlio del furore, non sarei rinato, o
                  non avrebbe giovato rinascere. Vuoi vedere un figlio del furore? Se hai veduto
                  Satana  precipitare  come  un  fulmine  dal  cielo,  vale  a  dire  precipitato  in  un
                  impeto di furore; hai avuto un’idea del furore di Dio. E poi non si è ricordato
                  della  sua  misericordia,  mentre  dopo  che  si  è  adirato  si  ricorderà  della  sua
                  misericordia,  non  così  quando  è  giunto  fino  al  furore.  Guai  ai  figli  della
                  diffidenza,  anche  quelli  che  sono  figli  di  Adamo,  i  quali,  nati  figli  d’ira,
                  cambiano  a  se  stessi  con  diabolica  ostinazione  l’ira  in  furore,  la  verga  in
                  bastone,  anzi,  in  martello!  Essi  accumulano  per  sé  la  collera  per  il  giorno
                  dell’ira. L’ira accumulata che cosa è se non il furore? Peccarono con il peccato
                  del diavolo, e sono abbattuti con la condanna del diavolo. Guai anche, seppure
                  con più mitezza, a certi figli d’ira, che nati nell’ira non aspettarono di rinascere
                  nella grazia! Essi sono morti per il fatto che sono nati e resteranno figli d’ira.
                  Dico ira, non furore perché, come piissimamente si crede e assai umanamente si
                  compiange,  sono  assai  miti  le  pene  di  coloro  che  traggono  tutto  il  loro  capo
                  d’accusa da altri.

                  4. Dunque, il diavolo è stato giudicato nel furore, perché la sua iniquità è stata
                  degna  di  odio;  quella  dell’uomo,  invece,  è  meritevole  d’ira,  e  perciò  nell’ira
                  viene  punito.  Così  ogni  elevazione  viene  stroncata,  sia  quella  che  gonfia,  sia
                  quella che merita di venire precipitata. Il Padre, infatti, tela l’onore del Figlio, e
                  l’una e l’altra specie di elevazione fa torto al Figlio, sia perché usurpa la potenza
   113   114   115   116   117   118   119   120   121   122   123