Page 111 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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V. Ma nota ora una cosa simile nella sposa: come, alla maniera di Paolo, in
questo capitolo non svela il segreto, né lo nasconde completamente,
concedendo qualche cosa al nostro olfatto, che non giudica forse adatto per ora
al nostro gusto, sia per la nostra indegnità, sia per la nostra incapacità.
8. Il mio diletto è a me e io a lui. Quello di cui non v’è dubbio è che il vicendevole
amore dei due è ardente; ma in questo amore risalta la somma felicità dell’una,
e la mirabile adeguazione dell’altro. Poiché questo mutuo amore e mutua
unione non è tra due esseri pari. Del resto quell’amore che la sposa si gloria di
ricevere per tanta degnazione dello Sposo, e che ricambia con tanto ardore,
nessuno può a fondo presumere di conoscere se non chi, per una particolare
purezza di mente e santità di corpo, avrà meritato di sperimentare una tale cosa
in se stesso. La cosa consiste negli affetti, né vi si arriva con la ragione, ma con
la conformità della volontà. Quanto pochi sono quelli che possono dire: E noi a
viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo
trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria, secondo l’azione dello
spirito del Signore (2 Cor 3,18).
9. Ma per ridurre a una qualche forma intellegibile ciò che si legge, salvo
sempre il singolare segreto della sposa, al quale per il momento non ci è
concesso di accostarci, a noi specialmente, così come siamo, si deve presentare
qualche cosa tanto più adattata al senso comune quanto più di uso comune, che
esprima il legame delle parole e si renda comprensibile ai piccoli. E a me
sembrerebbe sufficiente alla nostra grossolana e in un certo modo popolare
intelligenza se dicendo il mio diletto a me, sottintendiamo «si rivolge», in modo
che il senso sia: «Il mio diletto si rivolge a me, e io a lui». Non sarei il solo a
pensare così, perché il Profeta prima di me ha detto: Ho aspettato, ho aspettato il
Signore; e si è rivolto a me (Sal 39,2). Hai qui apertamente il voltarsi del Signore al
Profeta e del Profeta al Signore, perché chi aspetta si volge, e aspettare è voltarsi
là di dove si aspetta. Così sarebbero quasi le stesse le parole del Profeta e della
sposa, salvo che il Profeta avrebbe messo prima quelle che la sposa ha messo
dopo e viceversa.
10. Del resto la sposa ha parlato più rettamente e senza pretendere il merito, ma
premettendo il beneficio, e confessando di essere prevenuta dalla grazia del
diletto. Giusto veramente. Poiché chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a
riceverne il contraccambio? (Rm 11, 35). E infine, senti come la pensa Giovanni
nella sua epistola a questo riguardo: In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad
amare Dio, ma è lui che ha amato noi per primo (1 Gv 4, 10). Il Profeta, tuttavia,
anche se non accennò alla prevenzione della grazia, non negò la conseguenza.
Ma senti la sua confessione su questo argomentò, più chiara, in altro passo: La
tua misericordia, dice, mi seguirà tutti i giorni della mia vita (Sal 22, 6). Senti anche
il suo pensiero non meno certo circa la prevenzione di Dio: La tua misericordia, o
Dio, mi preverrà (Sal 58, 11); e ancora: Presto ci venga incontro la tua misericordia,