Page 11 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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nella tua eternità! Come sei bello per me, Signore mio, nello stesso spogliarti di
                  questa tua bellezza! Infatti, per il fatto che ti sei annichilito, che ti sei spogliato
                  tu, lume perenne, dei naturali raggi, maggiormente rifulse la tua pietà, risaltò
                  maggiormente la tua carità, più splendida irradiò la grazia. Come sei bella per
                  me nel tuo nascere, o Stella di Giacobbe, come esci splendido fiore dalla radice
                  di Jesse, e hai visitato come luce di gioia me che giacevo nelle tenebre, nascendo
                  dall’alto! Come fosti ammirabile e stupendo anche per le superne Virtù quando
                  venivi  concepito  per  opera  dello  Spirito,  quando  nascevi  dalla  Vergine,
                  nell’innocenza della vita, nella ricchezza del tuo insegnamento, nello splendore
                  dei  miracoli,  nella  rivelazione  di  misteri!  Come  dopo  il  tramonto,  splendido
                  risorgesti,  Sole  di  giustizia,  dal  cuore  della  terra!  Come  bello  infine  nel  tuo
                  vestito, o Re della gloria, te ne sei tornato nell’alto dei cieli! Come non diranno
                  le mie ossa per tutte queste cose: chi è come te, Signore?

                  10. Pensa dunque che la sposa, contemplando il diletto, abbia mirato in lui tutte
                  queste  cose  quando  diceva:  Come sei bello, diletto mio, come sei leggiadro! E  non
                  solo  queste,  ma  inoltre  certamente  qualche  cosa  della  bellezza  della  natura
                  superiore,  che  sfugge  totalmente  al  nostro  intuito,  ed  eccede  la  nostra
                  esperienza.  Dunque  la  lode  ripetuta  richiama  la  bellezza  dell’una  e  dell’altra
                  sostanza.  Ascolta  poi  come  tripudia  alla  presenza  e  alla  voce  del  diletto,  e
                  davanti  a  lui  canta  con  un  carme  nuziale  le  cose  che  piacciono  agli  amanti.
                  Segue infatti: Il talamo nostro fiorito, le travi delle nostre case sono di cedro, i soffitti di
                  cipresso  (Cant  1,15-16).  Ma  riserviamo  all’inizio  di  un  altro  sermone  il  canto
                  della  sposa,  affinché  anche  noi  fatti  più  alacri  dopo  il  riposo,  esultiamo  e  ci
                  rallegriamo più liberamente in esso, a lode e gloria del suo Sposo, Gesù Cristo
                  Signore nostro che è Dio benedetto nei secoli. Amen.



                                                   SERMONE XLVI


                  I. Quale il letto o la casa, quali le travi o il soffitto che la sposa descrive. II. Quali fiori di esercizi
                  è bene che precedano la quiete della contemplazione. III. La casa spirituale, e con quali legni si
                  edifichi o si adorni.


                  I. 1. Il talamo nostro e fiorito, le travi delle nostre case sono di cedro, i soffitti di cipresso
                  (Cant 1,15-16). Canta la sposa il carme nuziale, descrivendo con belle parole la
                  camera da letto e i talami. Invita al riposo lo Sposo: questo è infatti il meglio,
                  riposare ed essere con Cristo; ma è necessario uscire per guadagnare, per quelli
                  che  devono  essere  salvati.  Tuttavia,  pensando  di  aver  trovato  una  buona
                  occasione riferisce ora che il talamo è pronto, e, indicando il letto, invita come
                  ho detto, il diletto al riposo, e come i discepoli che andavano ad Emmaus non
                  reggendo più all’ardore del cuore, lo spinge ad entrare nell’ospizio della mente,
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