Page 103 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
P. 103

7. Del resto che senso ha questa generale proibizione di mangiare tutto quello
                  che viene prodotto in seguito alla relazione carnale? Mi genera sospetto questa
                  osservanza  rispetto  ai  cibi  così  espressamente  indicata.  Tuttavia,  se  adduci  le
                  norme dei medici che prescrivono di mangiare questo e non quello per riguardo
                  alla salute, non condanniamo la cura della carne che nessuno mai ha in odio,
                  purché si eviti ogni esagerazione; se ti rifai alla disciplina degli astinenti, ossia
                  dei medici spirituali, approviamo anche la virtù, con la quale assoggetti la carne
                  e poni un freno alla libidine. Ma se, imitando la stoltezza dei Manichei, pretendi
                  porre dei limiti alla beneficenza di Dio, di modo che quello che egli ha creato e
                  ci ha donato perché lo prendessimo con azioni di grazie, tu, non solo ingrato,
                  ma temerario censore, lo reputi immondo e te ne astieni come da cosa cattiva,
                  non solo non lodo la tua astinenza, ma ho in esecrazione la tua bestemmia, dirò
                  che tu piuttosto sei immondo, tu che dici immonda qualche cosa. Tutto è mondo
                  per i mondi (Tt 1,15), dice quell’ottimo estimatore delle cose, e nulla è immondo
                  se non per colui che stima immonda qualche cosa: Ma agli immondi e agli infedeli
                  nulla è mondo, ma immonda è la loro mente e la loro coscienza (Tt 1,15). Guai a voi
                  che avete respinto i cibi che Dio ha creato e che voi reputate immondi e indegni
                  di essere immessi nei vostri corpi, mentre per questo il corpo di Cristo che è la
                  Chiesa rigetta voi come corrotti e immondi.

                  8. Non ignoro che si gloriano di essere essi soli il corpo di Cristo; lo credano
                  essi, che pensano  anche di avere il potere di consacrare  ogni giorno  alla loro
                  mensa il corpo e il sangue di Cristo, per nutrire sé e le membra del corpo di
                  Cristo. Si vantano, infatti, di essere  i successori degli Apostoli, e si chiamano
                  Apostoli, ma non riescono a mostrare alcun segno del loro apostolato. Fino a
                  quando la lucerna è sotto il moggio? Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14), fu detto
                  agli Apostoli, e perciò gli Apostoli sono sul candelabro per illuminare il mondo.
                  È vergogna che i successori degli Apostoli non siano luce del mondo, ma luce
                  del  moggio  e  tenebre  per  il  mondo.  Diciamo  loro:  «Voi  siete  le  tenebre  del
                  mondo»  e  passiamo  ad  altro.  Dicono  di  essere  la  Chiesa,  ma  contraddicono
                  colui che ha detto: Non può star nascosta una città posta sul monte (Mt 5,14). E così
                  voi  credete  che  quella  pietra  staccata  dal  monte  senza  mano  d’uomo,  che  è
                  diventata  una  montagna  e  ha  riempito  il  mondo,  si  sia  rinchiusa  nei  vostri
                  antri? E non fermiamoci neanche qui. La fama stessa rifiuta di fare pubblicità,
                  contenta del sussurro. Ha e avrà sempre Cristo integra la sua eredità, e come
                  suo possesso i confini della terra. A questa grande eredità sottraggono se stessi
                  coloro che si sforzano di sottrarla a Cristo.

                  9. Vedete i detrattori, vedete i cani.

                  IV. Ci deridono perché battezziamo i bambini, perché preghiamo per i morti,
                  perché ci raccomandiamo ai Santi. Da ogni genere di uomini e da ogni sesso si
                  affrettano a proscrivere Cristo, dagli adulti, dai bambini, dai vivi e dai morti;
                  dai  bambini,  dico,  a  causa  dell’impossibilità  della  natura,  dagli  adulti  per  la
                  difficoltà della continenza, defraudando i morti dell’aiuto dei viventi, e i viventi
   98   99   100   101   102   103   104   105   106   107   108