Page 100 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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buoni, per non essere malvagi essi soli; temono di apparire cattivi, per non esser
                  cattivi in pochi. Infatti, la malizia conosciuta ha sempre recato minor danno, né
                  uno  buono  è  mai  stato  ingannato  se  non  con  la  simulazione  del  bene.  Così,
                  dunque, costoro cercano  di  apparire  buoni in danno  dei buoni; non vogliono
                  apparire cattivi per poter maggiormente malignare. Essi non si preoccupano di
                  coltivare le virtù, ma di colorare i vizi con una patina di virtù. Infine, chiamano
                  religione  l’empia  superstizione.  Dicono  solo  al  di  fuori  di  non  portare
                  pregiudizio all’innocenza, attribuendo solo a se stessi il colore dell’innocenza.
                  Per coprire la turpitudine si insigniscono con il voto di continenza. Ritengono
                  che la turpitudine sta nell’aver moglie, mentre le relazioni con questa sono le
                  sole esenti da turpitudine. Sono rozzi e idioti, e del tutto spregevoli; ma, vi dico,
                  non  per  questo  bisogna  agire  con  loro  con  negligenza:  Tendono  infatti  a  far
                  crescere sempre di più nell’empietà, e la loro parola si propaga come una cancrena (2
                  Tm 2,17).

                  2. E poi non li trascurò lo Spirito Santo che un tempo vaticinò chiaramente di
                  costoro dicendo: Lo Spirito Santo dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni
                  si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche,
                  sedotti  dall’ipocrisia  di  impostori,  e  già  bollati  a  fuoco  nella  loro  coscienza.  Costoro
                  vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per
                  essere  mangiati  con  rendimento  di  grazie  (1  Tm  4,1-3).  Questi,  proprio  di  questi
                  parlava. Costoro proibiscono di sposarsi, costoro si astengono da cibi che Dio
                  ha creato, come vedremo in seguito. Ed ora vedete se questo non è un inganno
                  dei demoni, più che degli uomini, secondo che aveva predetto lo Spirito. Chiedi
                  ad essi quale sia l’autore della loro setta. Non indicheranno alcun uomo. Quale
                  eresia non ha avuto tra gli uomini un suo eresiarca? I Manichei ebbero come
                  capo  e  maestro  Mane,  i  Sabelliani  Sabellio,  gli  Ariani  Ario,  gli  Eumoniani
                  Eumonio,  i  Nestonani  Nestorio.  Così  tutte  le  altre  pesti  del  genere  ebbero
                  ciascuna i loro maestri, uomini a cui fanno  risalire  la loro origine e dai quali
                  presero il nome. Sotto qual nome o titolo si possono catalogare questi ultimi?
                  Poiché la loro eresia non ha origine da un uomo, né da uomo l’hanno ricevuta;
                  tanto  meno,  poi,  l’hanno  avuta  per  rivelazione  di  Gesù  Cristo,  ma  piuttosto
                  come  predisse  lo  Spirito  Santo,  per  suggestione  e  inganno  dei  demoni  che
                  ipocritamente hanno insinuato la menzogna, proibendo il matrimonio.

                  3. Davvero ipocritamente e con volpina scaltrezza dicono questo, fingendo di
                  dire  questo  per  amore  della  castità,  mentre  è  un  ritrovato  per  favorire  la
                  turpitudine  e  moltiplicarla.  La  cosa,  tuttavia,  è  talmente  risaputa  che  mi
                  meraviglio come mai un cristiano possa cadere nei loro lacci: sennonché questi
                  tali  sono  così  bestiali  da  non  accorgersi,  come  chi  condanna  le  nozze  apre  le
                  porte a ogni specie di immondizia; oppure sono così vieni di malizia, e presi da
                  diabolica malignità che, pur avvertendo la cosa, la dissimulano, e si fanno un
                  piacere della perdizione degli uomini.

                  II.  Togli  dalla  Chiesa  l’onorato  connubio,  togli  il  talamo  immacolato:  non  la
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