Page 38 - Regola di San Benedetto
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minima proprietà, ben sapendo che da quel giorno in poi non sarà più padrone
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neanche del proprio corpo. Quindi, subito dopo, sia spogliato in coro delle vesti
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che indossa e rivestito dell’abito monastico. Ma gli indumenti di cui si è spoglia-
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to devono essere conservati nel guardaroba, in modo che, se in seguito dovesse -
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Dio non voglia!- cedere alla suggestione diabolica e lasciare il monastero, sia man-
dato via senza l’abito monastico. Non gli si restituisca invece la domanda che
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l’abate ha ritirato dall’altare, ma sia conservata in monastero.
Capitolo LIX - I piccoli oblati
1.
Se qualche persona facoltosa volesse offrire il proprio figlio a Dio nel monastero
e il ragazzo è ancora piccino, i genitori stendano la domanda di cui abbiamo parla-
to nel capitolo precedente e l’avvolgano nella tovaglia dell’altare insieme con
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l’oblazione della Messa e la mano del bimbo, offrendolo in questo modo. Per
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quanto riguarda poi i loro beni, o nella domanda suddetta promettano di non dar-
gli mai nulla, né direttamente né per interposta persona, né in qualsiasi altro modo,
e neanche di dargli mai l’occasione di procurarsi qualche sostanza, oppure, se
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non intendono regolarsi secondo questa prassi e desiderano offrire qualche cosa al
monastero per la salute dell’anima loro, facciano donazione dei beni che voglio-
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no regalare al monastero, riservandosene, se credono, l’usufrutto. Così si preclu-
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dano tutte le vie, in modo da non lasciare al ragazzo alcun miraggio da cui possa
esser tratto in inganno e - Dio non voglia! - in perdizione, come ci ha insegnato
l’esperienza. La stessa procedura seguano anche i meno abbienti. Quanto a co-
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loro che non possiedono proprio nulla, facciano semplicemente la domanda e of-
frano il loro figlioletto con l’oblazione della Messa, alla presenza di testimoni.
Capitolo LX - I sacerdoti aspiranti alla vita monastica
1.
Se qualche sacerdote chiede di essere ammesso nel monastero, non bisogna af-
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frettarsi troppo ad accogliere la sua richiesta. Ma se continua a insistere in questa
preghiera, sappia che dovrà osservare tutta la disciplina della Regola, senza la
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minima attenuazione, in modo che gli si possa dire con la Scrittura: «Amico, che sei
venuto a fare?». Gli si conceda tuttavia di prender posto dopo l’abate, di dare la
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benedizione e di recitare le preci finali, purché l’abate disponga così; altrimenti
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non pretenda assolutamente nulla, anzi sia per tutti un esempio di umiltà, ben sa-
pendo di essere soggetto alla disciplina della Regola. E se per caso nella comuni-
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tà si dovesse trattare dell’assegnazione delle cariche o di qualche altro affare, oc-
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cupi il posto che gli spetta corrispondentemente al suo ingresso in monastero e non