Page 36 - Regola di San Benedetto
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ranno poi lavati al ritorno. Anche le cocolle e le tonache per il viaggio siano un
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po’ migliori di quelle portate usualmente; gli interessati le prendano in consegna
dal guardaroba, quando partono, e le restituiscano al ritorno. Per la fornitura dei
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letti poi bastino un pagliericcio, una coperta di grossa tela, un coltrone e un cuscino
di paglia o di crine. 16. I letti, però, devono essere frequentemente ispezionati
dall’abate, per vedere se non ci sia nascosta qualche piccola proprietà personale.
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E se si scoprisse qualcuno in possesso di un oggetto che non ha ricevuto dall’abate,
sia sottoposto a una gravissima punizione. 18. Ma, per strappare fin dalle radici
questo vizio della proprietà, l’abate distribuisca tutto il necessario e cioè: cocolla,
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tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago, fazzoletti e il necessario per scrivere, in
modo da togliere ogni pretesto di bisogno. In questo, però, deve sempre tener
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presente quanto è detto negli Atti degli Apostoli e cioè che «Si dava a ciascuno se-
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condo le sue necessità». Quindi prenda in considerazione le particolari esigenze
dei più deboli, anziché la malevolenza degli invidiosi. Comunque, in tutte le sue
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decisioni si ricordi del giudizio di Dio.
Capitolo LVI - La mensa dell’abate
1.
2.
L’abate mangi sempre in compagnia degli ospiti e dei pellegrini. Ma quando
gli ospiti sono pochi, può chiamare alla sua mensa i monaci che vuole. Sarà bene
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tuttavia lasciare uno o due monaci anziani con la comunità per il mantenimento
della disciplina.
Capitolo LVII - I monaci che praticano un’arte o un mestiere
1.
Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un’arte o in un mestiere, li eserciti-
no con la massima umiltà, purché l’abate lo permetta. Ma se qualcuno di loro
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monta in superbia, perché gli sembra di portare qualche utile al monastero, sia
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tolto dal suo lavoro e non gli sia più concesso di occuparsene, a meno che rientri in
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se stesso, umiliandosi, e l’abate non glielo permetta di nuovo. Se poi si deve
vendere qualche prodotto del lavoro di questi monaci, coloro, che sono stati incari-
cati di trattare l’affare, si guardino bene da qualsiasi disonestà. Si ricordino sem-
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pre di Anania e Safira, per non correre il rischio che la morte, subita da quelli nel
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corpo, colpisca le anime loro e di tutte le persone, che hanno comunque defrau-
dato le sostanze del monastero. Però nei prezzi dei suddetti prodotti non deve
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mai insinuarsi l’avarizia, ma bisogna sempre venderli un po’ più a buon mercato
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dei secolari «affinché in ogni cosa sia glorificato Dio».