Page 33 - Regola di San Benedetto
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me di pentimento, allo studio della parola di Dio, alla compunzione del cuore e al
digiuno. Perciò durante la Quaresima aggiungiamo un supplemento al dovere
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ordinario del nostro servizio, come, per es., preghiere particolari, astinenza nel
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mangiare o nel bere, in modo che ognuno di noi possa di propria iniziativa offri-
re a Dio «con la gioia dello Spirito Santo» qualche cosa di più di quanto deve già
per la sua professione monastica; si privi cioè di un po’ di cibo, di vino o di son-
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no, mortifichi la propria inclinazione alle chiacchiere e allo scherzo e attenda la
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santa Pasqua con l’animo fremente di gioioso desiderio. Ma anche ciò che cia-
scuno vuole offrire personalmente a Dio dev’essere prima sottoposto umilmente
all’abate e poi compiuto con la sua benedizione e approvazione, perché tutto
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quello che si fa senza il permesso dell’abate sarà considerato come presunzione e
vanità, anziché come merito. 10. Perciò si deve far tutto con l’autorizzazione
dell’abate.
Capitolo L - I monaci che lavorano lontano o sono in viaggio
I fratelli, che lavorano molto lontano e non possono essere presenti in coro
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nell’ora fissata per l’Ufficio divino, se l’impossibilità in cui si trovano è stata ef-
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fettivamente accettata dall’abate, recitino pure l’Ufficio divino sul posto di lavo-
ro, mettendosi in ginocchio per la reverenza dovuta a Dio. Così pure quelli, che
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sono mandati in viaggio, non lascino passare le ore stabilite per l’Ufficio, ma lo re-
citino come meglio possono e non trascurino l’adempimento del dovere inerente al
loro sacro servizio.
Capitolo LI - I monaci che si recano nelle vicinanze
Il monaco, che viene mandato fuori per qualche commissione e conta di tornare
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in monastero nella stessa giornata, non si permetta di mangiare fuori, anche se vie-
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ne pregato con insistenza da qualsiasi persona, a meno che l’abate non gliene
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abbia dato il permesso. Se contravverrà a questa prescrizione, sarà scomunicato.
Capitolo LII - La chiesa del monastero
La chiesa sia quello che dice il suo nome, quindi in essa non si faccia né si ripon-
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ga altro. Alla fine dell’Ufficio divino escano tutti in perfetto silenzio e con grande
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rispetto per Dio, in modo che, se un monaco volesse rimanere a pregare. priva-
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tamente, non sia impedito dall’indiscrezione altrui. Se, però, anche in un altro
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