Page 28 - Regola di San Benedetto
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l’abate lo riterrà opportuno, avrà piena facoltà di aggiungere un piccolo supple-
mento, purché si eviti assolutamente ogni abuso e il monaco si guardi
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dall’ingordigia. Perché nulla è tanto sconveniente per un cristiano, quanto gli ec-
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cessi della tavola, come dice lo stesso nostro Signore: «State attenti che il vostro
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cuore non sia appesantito dal troppo cibo». Quanto poi ai ragazzi più piccoli,
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non si serva loro la medesima porzione, ma una quantità minore, salvaguardando
in tutto la sobrietà. Tutti infine si astengano assolutamente dalla carne di qua-
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drupedi, a eccezione dei malati molto deboli.
Capitolo XL - La misura del vino
«Ciascuno ha da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro» ed è
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questo il motivo per cui fissiamo la quantità del vitto altrui con una certa perplessi-
tà. Tuttavia, tenendo conto della cagionevole costituzione dei più gracili, cre-
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diamo che a tutti possa bastare un quarto di vino a testa. Quanto ai fratelli che
hanno ricevuto da Dio la forza di astenersene completamente, sappiano che ne ri-
ceveranno una particolare ricompensa. Se però le esigenze locali o il lavoro o la
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calura estiva richiedessero una maggiore quantità, sia in facoltà del superiore con-
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cederla, badando sempre a evitare la sazietà e ancor più l’ubriachezza. Per quan-
to si legga che il vino non è fatto per i monaci, siccome oggi non è facile convincerli
di questo, mettiamoci almeno d’accordo sulla necessità di non bere fino alla sazie-
tà, ma più moderatamente, perché «il vino fa apostatare i saggi». I monaci poi
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che risiedono in località nelle quali è impossibile procurarsi la suddetta misura, ma
se ne trova solo una quantità molto minore o addirittura nulla, benedicano Dio e
non mormorino: è questo soprattutto che mi preme di raccomandare, che si
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guardino dalla mormorazione.
Capitolo XLI - L’orario dei pasti
Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino all’ora di Sesta, cioè a
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mezzogiorno, e cenino la sera. Invece da Pentecoste in poi, per tutta l’estate, se
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non sono impegnati nei lavori agricoli o sfibrati dalla calura estiva, al mercoledì e
al venerdì digiunino sino all’ora di Nona, cioè fin dopo le 14 e negli altri giorni
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pranzino all’ora di Sesta. Ma nel caso che abbiano da lavorare nei campi o che il
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caldo sia eccessivo, potranno pranzare tutti i giorni alle 12, secondo quanto stabili-
rà paternamente l’abate. Così questi regoli e disponga tutto in modo che le ani-
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me si salvino e i monaci possano compiere il proprio dovere senza un motivo fon-
dato di mormorazione. Dal 14 settembre fino all’inizio della Quaresima pranzino
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