Page 29 - Regola di San Benedetto
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sempre all’ora di Nona. Durante la Quaresima, poi, fino a Pasqua pranzino
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all’ora di Vespro: questo ufficio però dev’essere celebrato a un’ora tale da non
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aver bisogno di accendere il lume durante il pranzo e poter terminare mentre è an-
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cora giorno. Anzi, in ogni stagione, sia l’ora del pranzo che quella della cena de-
vono essere fissate in maniera che tutto si possa fare con la luce del sole.
Capitolo XLII - Il silenzio dopo compieta
I monaci devono custodire sempre il silenzio con amore, ma soprattutto durante
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la notte. Perciò in ogni periodo dell’anno, sia di digiuno oppure no, si procederà
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nel modo seguente: se non si digiuna, appena alzati da cena, i monaci si riuni-
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scano tutti insieme e uno di loro legga le Conferenze o le Vite dei Padri o qualche
altra opera di edificazione, ma non i primi sette libri della Bibbia e neppure quel-
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li dei Re, perché ai temperamenti impressionabili non fa bene ascoltare a quell’ora i
suddetti testi scritturistici, che però si dovranno leggere in altri momenti; se in-
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vece fosse giorno di digiuno, dopo la celebrazione dei Vespri e un breve intervallo,
vadano direttamente alla lettura di cui abbiamo parlato e leggano quattro o cin-
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que pagine o quanto è consentito dal tempo a disposizione, perché durante que-
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sto intervallo della lettura possano radunarsi tutti, compresi quelli che fossero e-
ventualmente stati occupati in qualche incombenza. Quando saranno tutti riuni-
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ti, dicano insieme Compieta, all’uscita dalla quale non sia più permesso ad alcuno
di pronunciare una parola. Chiunque sia colto a trasgredire questa regola del si-
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lenzio venga severamente punito, eccetto il caso in cui sopraggiungano degli o-
spiti o l’abate abbia dato un ordine a un monaco; ma anche in questa eventualità
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bisogna procedere con la massima gravità e il debito riserbo.
Capitolo XLIII - La puntualità nell’ufficio divino e in refettorio
All’ora dell’Ufficio divino, appena si sente il segnale, lasciato tutto quello che si
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ha tra le mani, si accorra con la massima sollecitudine, ma nello stesso tempo con
gravità, per non dare adito alla leggerezza. In altre parole non si anteponga nulla
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all’opera di Dio». Se qualcuno arriva all’Ufficio notturno dopo il Gloria del sal-
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mo 94, che proprio per questo motivo vogliamo sia cantato molto lentamente e con
pause, non occupi il proprio posto nel coro, ma si metta all’ultimo o in quella
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parte che l’abate avrà destinato per questi negligenti, perché siano veduti da lui e
da tutti, e vi rimanga fino a quando, al termine del l’Ufficio divino, avrà riparato
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dinanzi a tutta la comunità con una penitenza. Abbiamo ritenuto opportuno far
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rimanere questi ritardatari all’ultimo posto o in un canto, perché si correggano al-