Page 41 - Regola di San Benedetto
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e i giovanetti occupino in coro e in refettorio i posti loro spettanti secondo la Rego-
la: ma fuori di lì siano sorvegliati e tenuti dappertutto sotto la disciplina, finché
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non avranno raggiunto un età più matura.
Capitolo LXIV - L’elezione dell’abate
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Nell’elezione dell’abate bisogna seguire il principio di scegliere il monaco che
tutta la comunità ha designato concordemente nel timore di Dio, oppure quello
prescelto con un criterio più saggio da una parte sia pur piccola di essa. Il futuro
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abate dev’essere scelto in base alla vita esemplare e alla scienza soprannaturale,
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anche se fosse l’ultimo della comunità. Se invece, - non sia mai! - la comunità e-
leggesse, sia pure di comune accordo, una persona consenziente ai suoi abusi, e
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il vescovo della diocesi o gli abati o i fedeli delle vicinanze ne venissero comunque
a conoscenza devono impedire in tutti i modi che il complotto di quegli sciagu-
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rati abbia il sopravvento e nominare un degno ministro della casa di Dio, ben
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sapendo che ne riceveranno una grande ricompensa, mentre invece sarebbero col-
pevoli, se non se ne curassero. Il nuovo eletto, poi, pensi sempre al carico che si è
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addossato e a chi dovrà rendere conto del suo governo e sia consapevole che il
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suo dovere è di aiutare, piuttosto che di comandare. Bisogna quindi che sia e-
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sperto nella legge di Dio per possedere la conoscenza e la materia da cui trarre «co-
se nuove e antiche», intemerato, sobrio, comprensivo e faccia «trionfare la mise-
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ricordia sulla giustizia», in modo da meritare un giorno lo stesso trattamento per
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sé. Detesti i vizi, ma ami i suoi monaci. Nelle stesse correzioni agisca con pru-
denza per evitare che, volendo raschiare troppo la ruggine, si rompa il vaso: dif-
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fidi sempre della propria fragilità e si ricordi che «non bisogna spezzare la canna
già incrinata». Con questo non intendiamo che l’abate debba permettere ai difet-
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ti di allignare, ma che li sradichi - come abbiamo già detto - con prudenza e carità,
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nel modo che gli sembrerà più conveniente per ciascuno, e cerchi di essere più
amato che temuto. Non sia turbolento e ansioso, né esagerato e ostinato, né in-
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vidioso e sospettoso, perché così non avrebbe mai pace; negli stessi ordini sia pre-
vidente e riflessivo e, tanto se il suo comando riguarda il campo spirituale, quanto
se si riferisce a un interesse temporale, proceda con discernimento e moderazione,
tenendo presente la discrezione del santo patriarca Giacobbe, che diceva: «Se affa-
ticherò troppo i miei greggi, moriranno tutti in un giorno». Seguendo questo e
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altri esempi di quella discrezione che è la madre di tutte le virtù, disponga ogni co-
sa in modo da stimolare le generose aspirazioni dei forti, senza scoraggiare i debo-
li. E soprattutto osservi e faccia osservare integramente la presente Regola per
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potersi sentir dire dal Signore, al termine della sua onesta gestione, le parole udite
dal servo fedele, che a tempo debito distribuì il frumento ai suoi compagni: «In
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verità vi dico: - dichiara Gesù - gli diede potere su tutti i suoi beni».