Page 42 - Regola di San Benedetto
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Capitolo LXV - Il priore del monastero


                      Accade spesso che la nomina del priore dia origine a gravi scandali,    perché
                                                                                                 2.
                   1.
                  alcuni, gonfiati da un maligno spirito di superbia e convinti di essere altrettanti a-
                  bati, si attribuiscono indebitamente un potere assoluto, fomentando litigi, creando
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                  divisioni nelle comunità,    specialmente in quei monasteri nei quali il priore viene
                  nominato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati a cui spetta l’elezione dell’abate.
                  4.  È facile rendersi conto dell’assurdità di una simile procedura, con cui si dà moti-
                                                                                               5.
                  vo al priore di insuperbirsi fin dal primo momento della sua nomina,    perché la
                  considerazione di questo stato di cose può insinuare in lui l’idea di non essere più
                  soggetto all’autorità dell’abate.    «Tu pure - dirà a se stesso - sei stato nominato da
                                                    6.
                  quelli che hanno eletto l’abate».    Di qui nascono invidie, liti, maldicenze, rivalità,
                                                     7.
                  divisioni e disordini di ogni genere,    per cui, mentre l’abate e il priore sono in di-
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                  saccordo, le loro anime vengono necessariamente a trovarsi in pericolo a motivo di
                  questo contrasto    e i loro sudditi, parteggiando per l’uno o per l’altro, vanno in
                                     9.
                  perdizione.   10.   La  responsabilità  di  questa  perniciosa  situazione  ricade  principal-
                  mente sugli autori di tanto disordine.   Quindi, per la tutela della pace e della ca-
                                                           11.
                  rità ci è sembrato necessario far dipendere l’ordinamento del monastero unicamen-
                  te dalla volontà del suo abate.   E, se è possibile, tutte le attività del monastero
                                                    12.
                  siano regolate - come abbiamo già stabilito in precedenza - per mezzo di decani,
                  secondo  quanto  disporrà  l’abate,   13.   in  modo  che,  ripartendo  l’autorità  fra  varie
                                                                            14.
                  persone, non si dia motivo a uno solo di insuperbirsi.   Ma se le condizioni locali
                  lo  esigono  o  la  comunità  lo  chiede  umilmente  e  con ragioni fondate e l’abate  lo
                  giudica opportuno,   nomini egli stesso priore quel monaco che avrà scelto con il
                                       15.
                  consiglio di fratelli timorati di Dio.   Il priore, da parte sua, esegua con reverenza
                                                        16.
                  gli ordini del suo abate e non faccia nulla contro la volontà o le disposizioni di lui,
                  17.  perché quanto più è stato elevato al di sopra degli altri, tanto maggior impegno
                  deve dimostrare nell’osservanza delle prescrizioni della Regola.       18.  Se poi questo
                  priore si rivelerà pieno di difetti o, lusingato dalla vanità, monterà in superbia o
                  darà prova manifesta di disprezzare la santa Regola, sia ammonito a voce per quat-
                  tro volte,   ma, nel caso che non si corregga, si prenda nei suoi confronti il prov-
                             19.
                  vedimento disciplinare previsto dalla Regola.   Se neppure così si ravvederà, sia
                                                                    20.
                  deposto dalla carica di priore e sostituito da un altro che ne sia degno.   E se in
                                                                                                21.
                  seguito non intenderà starsene quieto e sottomesso in comunità, sia addirittura e-
                                          22.
                  spulso dal monastero.   Ma l’abate, da parte sua, si ricordi sempre che un giorno
                  dovrà  rendere  conto  a  Dio  di  tutte  le  sue  decisioni,  per  evitare  che  la  fiamma
                  dell’invidia e della gelosia gli divori l’anima.
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