Page 43 - Regola di San Benedetto
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Capitolo LXVI - I portinai del monastero

                      Alla porta del monastero sia destinato un monaco anziano e assennato, che sap-
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                  pia ricevere e riportare le commissioni e sia abbastanza maturo da non disperdersi,
                  andando in giro a destra e a sinistra.    Questo portinaio deve avere la sua residen-
                                                          2.
                  za presso la porta, in modo che le persone che arrivano trovino sempre un monaco
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                  pronto a rispondere.    Quindi, appena qualcuno bussa o un povero chiede la cari-
                  tà, risponda: «Deo gratias!» Oppure: «Benedicite!»    e con tutta la delicatezza che
                                                                          4.
                  ispira il timor di Dio venga incontro alle richieste del nuovo arrivato, dimostrando
                  una grande premura e un’ardente carità.    Lo stesso portinaio, se ha bisogno di
                                                                5.
                                                                         6.
                  aiuto, sia coadiuvato da un fratello più giovane.    Il monastero, poi, dev’essere
                  possibilmente organizzato in modo che al suo interno si trovi tutto l’occorrente, os-
                  sia l’acqua, il mulino, l’orto e i vari laboratori,    per togliere ai monaci ogni neces-
                                                                     7.
                  sità di girellare fuori, il che non giova affatto alle loro anime.    Infine vogliamo che
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                  questa Regola sia letta spesso in comunità, perché nessuno possa giustificarsi con il
                  pretesto dell’ignoranza.



                  Capitolo LXVII - I monaci mandati in viaggio

                      I monaci, che sono mandati in viaggio, si raccomandino alle preghiere di tutti i
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                  confratelli e dell’abate;    e nell’orazione conclusiva dell’Ufficio divino si ricordino
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                  sempre tutti gli assenti.    Quelli, poi, che rientrano, nel giorno stesso del loro ri-
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                  torno si prostrino in coro al termine di tutte le Ore canoniche,    implorando dalla
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                  comunità una preghiera per riparare le mancanze eventualmente commesse duran-
                  te il viaggio, guardando o ascoltando qualcosa di male o perdendosi in chiacchiere.
                  5.  E nessuno si permetta di riferire ad altri quello che ha visto o udito fuori del mo-
                  nastero, perché questo sarebbe veramente rovinoso.    Se poi qualcuno si provasse
                                                                           6.
                  a farlo, sia sottoposto al castigo previsto dalla Regola.    Allo stesso modo sia puni-
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                  to chi osasse oltrepassare i confini del monastero o andare in qualunque luogo o
                  fare qualsiasi cosa, sia pur minima, senza il consenso dell’abate.



                  Capitolo LVIII - Le obbedienze impossibili

                      Anche se a un monaco viene imposta un’obbedienza molto gravosa, o addirittu-
                   1.
                  ra impossibile a eseguirsi, il comando del superiore dev’essere accolto da lui con
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                  assoluta sottomissione e soprannaturale obbedienza.    Ma se proprio si accorgesse
                  che si tratta di un carico, il cui peso è decisamente superiore alle sue forze, esponga
                  al superiore i motivi della sua impossibilità con molta calma e senso di opportuni-
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