Page 44 - Regola di San Benedetto
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tà, senza assumere un atteggiamento arrogante, riluttante o contestatore. Se
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poi, dopo questa schietta e umile dichiarazione, l’abate restasse fermo nella sua
convinzione, insistendo nel comando, il monaco sia pur certo che per lui è bene co-
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sì e obbedisca per amore di Dio, confidando nel Suo aiuto.
Capitolo LXIX - Divieto di arrogarsi le difese dei confratelli
Bisogna evitare in tutti i modi che per qualsiasi motivo un monaco si provi a di-
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fendere un altro o ad assumerne in certo modo la protezione, anche se ci fosse
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tra loro un qualsiasi vincolo di parentela. I monaci si guardino assolutamente da
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un simile abuso, che può costituire una pericolosissima occasione di disordini o di
scandali. Se qualcuno trasgredisse queste norme, sia punito con la massima se-
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verità.
Capitolo LXX - Divieto di arrogarsi la riprensione dei confratelli
Nel monastero si deve sopprimere decisamente ogni occasione di arbitri e di so-
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prusi; perciò dichiariamo che non è permesso ad alcuno di infliggere la scomuni-
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ca o un castigo corporale a un confratello, senza l’autorizzazione dell’abate. I
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colpevoli di tale trasgressione siano rimproverati alla presenza dell’intera comuni-
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tà, affinché anche gli altri ne abbiano timore. I ragazzi, però, rimangano fino a
quindici anni sotto la disciplina e l’oculata vigilanza di tutti, ma sempre con
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grande moderazione e buon senso. Chi poi si arrogasse una qualsiasi autorità
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sugli adulti, senza il comando dell’abate, o si inquietasse irragionevolmente con i
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ragazzi, sia sottoposto alla punizione prevista dalla Regola, perché sta scritto:
«Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te».
Capitolo LXXI - L’obbedienza fraterna
La virtù dell’obbedienza non dev’essere solo esercitata da tutti nei confronti
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dell’abate, ma bisogna anche che i fratelli si obbediscano tra loro, nella piena
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consapevolezza che è proprio per questa via dell’obbedienza che andranno a Dio.
3. Dunque, dopo aver dato l’assoluta precedenza al comando dell’abate o dei supe-
riori da lui designati, a cui non permettiamo che si preferiscano ordini privati,
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per il resto i più giovani obbediscano ai confratelli più anziani con la massima cari-
tà e premura. Se qualcuno dà prova di un carattere litigioso sia debitamente cor-
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retto. Se poi un monaco viene comunque rimproverato dall’abate o da qualsiasi
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