Page 17 - Regola di San Benedetto
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stesso abate legga la lezione dai Vangeli, mentre tutti stanno in piedi con la massi-
ma reverenza. Al termine di questa lettura tutti rispondano Amen, poi l’abate
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prosegua immediatamente con l’inno Te decet laus e, recitata la preghiera di bene-
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dizione, si incomincino le lodi. Quest’ordine dell’Ufficio vigiliare della domenica
dev’essere mantenuto in ogni stagione, tanto d’estate che d’inverno, salvo il caso
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deprecabile in cui i monaci si alzassero più tardi, nella quale circostanza bisognerà
abbreviare le lezioni e i responsori. Si stia però bene attenti che ciò non avvenga;
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ma se dovesse accadere, il responsabile di una simile negligenza ne faccia in coro
degna riparazione a Dio.
Capitolo XII - Le lodi
Alle Lodi della domenica, prima di tutto si dica il salmo 66 tutto di seguito, sen-
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za antifona, quindi il salmo 50 con l’Alleluia, poi il 117 e il 62 quindi il canti-
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2.
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co dei tre fanciulli nella fornace (il Benedicite), i salmi di lode, una lezione
dell’Apocalisse a memoria, il responsorio, l’inno, il versetto, il cantico del Vangelo
(il Benedictus) e la prece litanica con cui si finisce.
Capitolo XIII - Le lodi nei giorni feriali
Nei giorni feriali le Lodi si celebrino nel modo seguente: si dica il salmo 66
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senza antifona, recitandolo lentamente in modo che tutti possano essere presenti
per il salmo 50, che deve dirsi con l’antifona. Dopo di questi, si dicano altri due
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salmi secondo la consuetudine e cioè al lunedì i salmi 5 e 35, al martedì il 42 e
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il 56, al mercoledì il 63 e il 64, al giovedì l’87 e l’89, al venerdì il 75 e il 91 e
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8.
10.
al sabato il 142 con il cantico del Deuteronomio, diviso in due parti dal Gloria. In
tutti gli altri giorni poi si dica il cantico profetico proprio di quel giorno, secondo
l’uso della Chiesa romana. Quindi seguano i salmi di lode, una breve lezione
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dell’Apostolo a memoria, il responsorio, l’inno, il versetto, il cantico del Vangelo,
la prece litanica e così si termina. 12. Ma l’ufficio delle Lodi e del Vespro non si
chiuda mai senza che, secondo l’uso stabilito, alla fine, tra l’attenzione di tutti, il
superiore reciti il Pater per le offese alla carità fraterna che avvengono di solito nel-
la vita comune, in modo che i presenti possano purificarsi da queste colpe, gra-
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zie all’impegno preso con la stessa preghiera nella quale dicono: «Rimetti a noi,
come anche noi rimettiamo». 14. Nelle altre Ore, invece, si dica ad alta voce solo
l’ultima parte del Pater, a cui tutti rispondano: «Ma liberaci dal male».