Page 13 - Regola di San Benedetto
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La scala così eretta, poi, è la nostra vita terrena che, se il cuore è umile, Dio solleva
fino al cielo; noi riteniamo infatti che i due lati della scala siano il corpo e l’anima
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nostra, nei quali la divina chiamata ha inserito i diversi gradi di umiltà o di eserci-
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zio ascetico per cui bisogna salire. Dunque il primo grado dell’umiltà è quello in
cui, rimanendo sempre nel santo timor di Dio, si fugge decisamente la leggerezza e
la dissipazione, 11. si tengono costantemente presenti i divini comandamenti e si
pensa di continuo all’inferno, in cui gli empi sono puniti per i loro peccati, e alla vi-
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ta eterna preparata invece per i giusti. In altre parole, mentre si astiene costan-
temente dai peccati e dai vizi dei pensieri, della lingua, delle mani, dei piedi e della
volontà propria, come pure dai desideri della carne, l’uomo deve prendere co-
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scienza che Dio lo osserva a ogni istante dal cielo e che, dovunque egli si trovi, le
sue azioni non sfuggono mai allo sguardo divino e sono di continuo riferite dagli
angeli. È ciò che ci insegna il profeta, quando mostra Dio talmente presente ai
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nostri pensieri da affermare: «Dio scruta le reni e i cuori» come pure: «Dio cono-
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sce i pensieri degli uomini». Poi aggiunge: «Hai intuito di lontano i miei pensie-
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ri» e infine: «Il pensiero dell’uomo sarà svelato dinanzi a te». Quindi, per po-
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tersi coscienziosamente guardare dai cattivi pensieri, bisogna che il monaco vigile
e fedele ripeta sempre tra sé: «Sarò senza macchia dinanzi a lui, solo se mi guarde-
rò da ogni malizia». Ci è poi vietato di fare la volontà propria, dato che la Scrit-
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tura ci dice: «Allontanati dalle tue voglie» e per di più nel Pater chiediamo a Dio
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che in noi si compia la sua volontà. Perciò ci viene giustamente insegnato di non
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fare la nostra volontà, evitando tutto quello di cui la Scrittura dice: «Ci sono vie che
agli uomini sembrano diritte, ma che si sprofondano negli abissi dell’inferno» e
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anche nel timore di quanto è stato affermato riguardo ai negligenti: «Si sono cor-
rotti e sono divenuti spregevoli nella loro dissolutezza». Quanto poi alle passio-
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ni della nostra natura decaduta, bisogna credere ugualmente che Dio è sempre
presente, secondo il detto del profeta: «Ogni mio desiderio sta davanti a te». 24.
Dobbiamo quindi guardarci dalle passioni malsane, perché la morte è annidata sul-
la soglia del piacere. Per questa ragione la Scrittura prescrive: «Non seguire le
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tue voglie». Se dunque «gli occhi di Dio scrutano i buoni e i cattivi» e se «il Si-
gnore esamina attentamente i figli degli uomini per vedere se vi sia chi abbia intel-
letto e cerchi Dio», se a ogni momento del giorno e della notte le nostre azioni
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vengono riferite al Signore dai nostri angeli custodi, bisogna, fratelli miei, che
stiamo sempre in guardia per evitare che un giorno Dio ci veda perduti dietro il
male e isteriliti, come dice il profeta nel salmo e, pur risparmiandoci per il mo-
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mento, perché è misericordioso e aspetta la nostra conversione, debba dirci in av-
venire: «Hai fatto questo e ho taciuto». Il secondo grado dell’umiltà è quello in
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cui, non amando la propria volontà, non si trova alcun piacere nella soddisfazione
dei propri desideri, ma si imita il Signore, mettendo in pratica quella sua parola,
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che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha
mandato». Cosa» pure un antico testo afferma: «La volontà propria procura la
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pena, mentre la sottomissione conquista il premio». Terzo grado dell’umiltà è