Page 11 - Regola di San Benedetto
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ventare veramente tale, in modo che poi si possa dirlo con più fondamento. A-
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dempiere quotidianamente i comandamenti di Dio. Amare la castità, non o-
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diare nessuno, non essere geloso, non coltivare l’invidia, non amare le con-
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tese, fuggire l’alterigia e rispettare gli anziani, amare i giovani, pregare
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per i nemici nell’amore di Cristo, nell’eventualità di un contrasto con un fratello,
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stabilire la pace prima del tramonto del sole. E non disperare mai della miseri-
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cordia di Dio. Ecco, questi sono gli strumenti dell’arte spirituale! Se li adope-
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reremo incessantemente di giorno e di notte e li riconsegneremo nel giorno del
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giudizio, otterremo dal Signore la ricompensa promessa da lui stesso: «Né oc-
chio ha mai visto, né orecchio ha udito, né mente d’uomo ha potuto concepire ciò
che Dio ha preparato a coloro che lo amano». L’officina poi in cui bisogna usare
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con la massima diligenza questi strumenti è formata dai chiostri del monastero e
dalla stabilità nella propria famiglia monastica.
Capitolo V - L’obbedienza
Il segno più evidente dell’umiltà è la prontezza nell’obbedienza. Questa è ca-
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ratteristica dei monaci che non hanno niente più caro di Cristo e, a motivo del
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servizio santo a cui si sono consacrati o anche per il timore dell’inferno e in vista
della gloria eterna, appena ricevono un ordine dal superiore non si concedono
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dilazioni nella sua esecuzione, come se esso venisse direttamente da Dio. È di lo-
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ro che il Signore dice: «Appena hai udito, mi hai obbedito» mentre rivolgendosi
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ai superiori dichiara: «Chi ascolta voi, ascolta me». Quindi, questi monaci, che si
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distaccano subito dalle loro preferenze e rinunciano alla propria volontà, si libe-
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rano all’istante dalle loro occupazioni, lasciandole a mezzo, e si precipitano a ob-
bedire, in modo che alla parola del superiore seguano immediatamente i fatti.
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Quasi allo stesso istante, il comando del maestro e la perfetta esecuzione del disce-
polo si compiono di comune accordo con quella velocità che è frutto del timor di
Dio: così in coloro che sono sospinti dal desiderio di raggiungere la vita eterna.
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11. Essi si slanciano dunque per la via stretta della quale il Signore dice: «Angusta è
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la via che conduce alla vita»; perciò non vivono secondo il proprio capriccio né
seguono le loro passioni e i loro gusti, ma procedono secondo il giudizio e il co-
mando altrui; rimangono nel monastero e desiderano essere sottoposti a un abate.
13. Senza dubbio costoro prendono a esempio quella sentenza del Signore che dice:
«Non sono venuto a fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato».
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Ma questa obbedienza sarà accetta a Dio e gradevole agli uomini, se il comando ri-
cevuto verrà eseguito senza esitazione, lentezza o tiepidezza e tantomeno con
mormorazioni o proteste, perché l’obbedienza che si presta agli uomini è resa a
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Dio, come ha detto lui stesso: «Chi ascolta voi, ascolta me». I monaci dunque de-
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vono obbedire con slancio e generosità, perché «Dio ama chi dà lietamente». Se
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