Page 6 - Regola di San Benedetto
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indica la via che porta a quella tenda: «Chi cammina senza macchia e opera la
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giustizia; chi pronuncia la verità in cuor suo e non ha tramato inganni con la sua
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lingua; chi non ha recato danni al prossimo, né ha accolto l’ingiuria lanciata con-
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tro di lui»; chi ha sgominato il diavolo, che malignamente cercava di sedurlo con
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le sue suggestioni, respingendolo dall’intimo del proprio cuore e ha impugnato co-
raggiosamente le sue insinuazioni per spezzarle su Cristo al loro primo sorgere;
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gli uomini timorati di Dio, che non si insuperbiscono per la propria buona condot-
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ta e, pensando invece che quanto di bene c’è in essi non è opera loro, ma di Dio,
lo esaltano proclamando col profeta: «Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo no-
me dà gloria!». Come fece l’apostolo Paolo, che non si attribuì alcun merito della
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sua predicazione, ma disse:» Per grazia di Dio sono quel che sono» e ancora: «chi
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vuole gloriarsi, si glori nel Signore». Perciò il Signore stesso dichiara nel Vange-
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lo: «Chi ascolta da me queste parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo
saggio il quale edificò la sua casa sulla roccia. E vennero le inondazioni e soffia-
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rono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata
sulla roccia». Dopo aver concluso con queste parole il Signore attende che, gior-
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no per giorno, rispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni. Ed è proprio per
permetterci di correggere i nostri difetti che ci vengono dilazionati i giorni di que-
sta vita secondo le parole dell’Apostolo: «Non sai che con la sua pazienza Dio
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vuole portarti alla conversione?» Difatti il Signore misericordioso afferma: «Non
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voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva». Dunque, fratelli miei,
avendo chiesto al Signore a chi toccherà la grazia di dimorare nella sua tenda, ab-
biamo appreso quali sono le condizioni per rimanervi, purché sappiamo compor-
tarci nel modo dovuto. Perciò dobbiamo disporre i cuori e i corpi nostri a milita-
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re sotto la santa obbedienza. Per tutto quello poi, di cui la nostra natura si sente
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incapace, preghiamo il Signore di aiutarci con la sua grazia. E se vogliamo arri-
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vare alla vita eterna, sfuggendo alle pene dell’inferno, finche c’è tempo e siamo
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in questo corpo e abbiamo la possibilità di compiere tutte queste buone azioni,
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dobbiamo correre e operare adesso quanto ci sarà utile per l’eternità. 45. Bisogna
dunque istituire una scuola del servizio del Signore nella quale ci auguriamo di
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non prescrivere nulla di duro o di gravoso; ma se, per la correzione dei difetti o
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per il mantenimento della carità, dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da
motivi di giustizia, non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abban-
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donare la via della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida.
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Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre
per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall’indicibile sovranità dell’amore.
50. Così, non allontanandoci mai dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla
morte nel monastero in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo con la
nostra sofferenza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo re-
gno.