Page 8 - Regola di San Benedetto
P. 8
quanto dell’obbedienza dei discepoli e sappia che il pastore sarà considerato re-
7.
sponsabile di tutte le manchevolezze che il padre di famiglia avrà potuto riscontra-
re nel gregge. D’altra parte è anche vero che, se il pastore avrà usato ogni dili-
8.
genza nei confronti di un gregge irrequieto e indocile, cercando in tutti i modi di
correggerne la cattiva condotta, verrà assolto nel divino giudizio e potrà ripetere
9.
con il profeta al Signore: «Non ho tenuto la tua giustizia nascosta in fondo al cuore,
ma ho proclamato la tua verità e la tua salvezza; essi tuttavia mi hanno disprezza-
10.
to, ribellandosi contro di me». E allora la giusta punizione delle pecore ribelli sa-
11.
rà la morte, che avrà finalmente ragione della loro ostinazione. Dunque, quando
uno assume il titolo di Abate deve imporsi ai propri discepoli con un duplice inse-
gnamento, mostrando con i fatti più che con le parole tutto quello che è buono e
12.
santo: in altri termini, insegni oralmente i comandamenti del Signore ai discepoli
più sensibili e recettivi, ma li presenti esemplificati nelle sue azioni ai più tardi e
grossolani. 13. Confermi con la sua condotta che bisogna effettivamente evitare
quanto ha presentato ai discepoli come riprovevole, per non correre il rischio di es-
sere condannato dopo aver predicato agli altri e di non sentirsi dire dal Signore
14.
per i suoi peccati: «Come ti arroghi di esporre i miei precetti e di avere sempre la
mia alleanza sulla bocca, tu che hai in odio la disciplina e ti getti le mie parole die-
tro le spalle?» e ancora: «Tu che vedevi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello,
15.
non ti sei accorto della trave nel tuo». Si guardi dal fare preferenze nelle comuni-
16.
17.
tà: non ami l’uno piò dell’altro, a eccezione di quello che avrà trovato migliore
nella condotta e nell’obbedienza: non anteponga un monaco proveniente da un
18.
ceto elevato a uno di umili origini, a meno che non ci sia un motivo ragionevole
per stabilire una tale precedenza. Ma se, per ragioni di giustizia, riterrà di dover
19.
agire così lo faccia per chiunque; altrimenti ciascuno conservi il proprio posto,
20.
perché, sia il servo che il libero, tutti siamo una cosa sola in Cristo e, militando sot-
to uno stesso Signore, prestiamo un eguale servizio. Infatti, «dinanzi a Dio non ci
sono parzialità» e una cosa sola ci distingue presso di lui: se siamo umili e mi-
21.
22.
gliori degli altri nelle opere buone. Quindi l’abate ami tutti allo stesso modo, se-
guendo per ciascuno una medesima regola di condotta basata sui rispettivi meriti.
23. Per quanto riguarda poi la direzione dei monaci, bisogna che tenga presente la
norma dell’apostolo: «Correggi, esorta, rimprovera» e precisamente, alternando
24.
i rimproveri agli incoraggiamenti, a seconda dei tempi e delle circostanze, sappia
25.
dimostrare la severità del maestro insieme con la tenerezza del padre. In altre
parole, mentre deve correggere energicamente gli indisciplinati e gli irrequieti, de-
ve esortare amorevolmente quelli che obbediscono con docilità a progredire sem-
pre più. Ma è assolutamente necessario che rimproveri severamente e punisca i
26.
negligenti e coloro che disprezzano la disciplina. Non deve chiudere gli occhi
sulle eventuali mancanze, ma deve stroncarle sul nascere, ricordandosi della triste
fine di Eli, sacerdote di Silo. Riprenda, ammonendoli una prima e una seconda
27.
volta, i monaci più docili e assennati, ma castighi duramente i riottosi, gli ostina-
28.
ti, i superbi e i disobbedienti, appena tentano di trasgredire, ben sapendo che sta