Page 76 - Rationale Divinorum Officiorum
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chiude la cavità del sepolcro nella quale sono ricoverate le reliquie, è stata
                  asportata o distrutta. Questa cavità si trova talvolta nella parte superiore
                  della pietra, e non è ostruita, perché la tavola che è messa sopra, le serve
                  da sigillo. Altre volte essa è ricavata sia dietro la pietra, sia davanti. In
                  questa cavità si usa conservare la lettera di dedicazione del vescovo, fir-
                  mata col suo nome e con quello degli altri prelati che furono presenti alla
                  cerimonia, e nella quale si precisa in onore di che santo la chiesa o l’altare
                  sono dedicati, così come vi sono contenuti l’anno e il giorno del mese in
                  cui la dedicazione ha avuto luogo. La cerimonia è rinnovata se il sigillo
                  che ferma la cavità della pietra dell’altare, o se la tavola che ricopre la pie-
                  tra e che serve così da sigillo vengano scardinati dal loro posto; questo va-
                  le anche nel caso che le pietre che sono attigue al sigillo o alla tavola siano
                  spostate  o  distrutte,  giacché  la  consacrazione  poggia  in  particolare  su
                  queste parti.
                  L’altare è considerato profanato se lo si allarga a tal punto che la sua for-
                  ma originale non si riconosca più, poiché la forma costituisce la cosa stes-
                  sa. Ma se  questo ampliamento non  è considerevole, la parte  consacrata
                  santifica la parte aggiunta, tanto che le parti essenziali di cui stiamo per
                  parlare conservano la loro integrità.

                  XIX. DELLA CONSACRAZIONE DELL’ALTARE

                  L’altare, come la chiesa, deve essere consacrato, e questo per tre ragioni.
                  Prima di tutto, a causa del sacrificio che vi si offre sopra. Noè, avendo co-
                  struito un altare al Signore, offrì un sacrificio scegliendo per questo degli
                  uccelli e degli animali puri. Il nostro sacrificio però è quello del corpo e
                  del sangue di Cristo: è il memoriale e la passione del Salvatore, secondo
                  le  sue  stesse  parole:  «Fate  questo  in  mia  memoria».  In  secondo  luogo,  è
                  all’altare che si invoca il nome del Signore. Vediamo come Abramo, dopo
                  l’edificazione dell’altare, invochi il nome di Dio e come l’Onnipotente gli
                  appaia. Questa invocazione che ha luogo sul nostro altare è propriamente
                  la messa.
                  In  terzo  luogo,  sono  consacrati  in  rapporto  al  canto.  Si  legge
                  nell’Ecclesiastico che i cantori restavano davanti all’altare e facevano sen-
                  tire una dolce armonia.
                  Ecco la formula della consacrazione. Il vescovo inizia dicendo: «O Dio, af-
                  frettati a soccorrerci»; in seguito benedice l’acqua, e con quest’acqua traccia
                  quattro croci ai quattro angoli dell’altare fa sette volte il giro dell’altare

                  aspergendo con un ramo d’issopo la tavola dell’altare. La chiesa è aspersa
                  di  nuovo,  e  l’acqua  benedetta  rimasta  viene  versata  ai  piedi  dell’altare.
                  Quattro croci vengono allora tracciate con la crema santa sui quattro an-
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