Page 72 - Rationale Divinorum Officiorum
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I tre colpi che sono battuti sulla soglia della porta ci dicono che il Cristo si
è riservato un triplo diritto di entrare nella sua Chiesa. È a lui che essa
deve la sua creazione, la sua redenzione e la sua futura glorificazione,
perché il vescovo rappresenta Gesù Cristo e il suo bastone pastorale è
l’emblema della sua potenza. Inoltre, il triplo colpo dato con il pastorale
episcopale rappresenta la predicazione del Vangelo, perché il bastone pa-
storale altro non è che la parola divina, secondo queste parole di Isaia:
«Colpirà la terra con il suo pastorale, cioè con la sua parola». Le porte sono il
simbolo delle nostre orecchie, che ricevono questa parola della predica-
zione. Il salmista dice: «Fatemi risalire dalle porte della morte affinché io canti
le vostre lodi alle porte della figlia di Sion». Quali sono le porte della figlia di
Sion se non le orecchie dei fedeli? E il triplo colpo, seguito dall’apertura
delle porte, significa l’ingresso dei gentili nella Chiesa con la predicazione
dei pastori, perché le porte della giustizia si apriranno davanti a loro per
lasciar entrare tutti coloro che vengono a rendere testimonianza alla veri-
tà. «Apritemi» dice il salmista «le porte della giustizia, io entrerò per lodare il
Signore». «Ecco la porta del Signore, i giusti vi entreranno». Il vescovo bat-
tendo il soglio aggiunge: «Alzatevi, o principi», ossia spiriti maligni, o piut-
tosto: «Alzatevi, o uomini, e che i vostri peccati fuggano davanti a voi, che i vo-
stri cuori si aprano alla giustizia».
Il diacono che domanda dall’interno della chiesa: «Chi è il Re di gloria?»
rappresenta il popolo ignorante che non conosce questo Re di gloria.
Il numero tre, essendo quello più usato e più sacro, deve essere impiegato
esclusivamente in tutte le dedicazioni, perché l’invocazione della santa
Trinità accompagna tutte le cerimonie della Chiesa.
Il vescovo entra allora nella chiesa attraverso la porta che gli viene aperta.
Se egli compie degnamente il compito della sua missione, niente potrà re-
sistergli: «Signore, chi resisterà alla tua potenza?». E accompagnato da due o
tre dei suoi ministri perché, dice il Vangelo, «la testimonianza di due persone
è degna di fede», e questi attesteranno la verità di tutte le parole della dedi-
cazione. Il vescovo dice entrando: «Che la pace sia in questa casa e con coloro
che la abitano». Così Gesù Cristo ha riconciliato il mondo con suo Padre.
Allora si dicono le litanie, e il vescovo, prostrato, prega per la santifica-
zione della casa di Dio. Il Cristo si è umiliato nella sua passione, e pregò
per i suoi discepoli, dicendo: «Padre mio, che siano santificati nel vostro no-
me». Il prelato rialzandosi continua le sue orazioni senza benedizione,
omettendo queste parole: «Il Signore sia con voi», perché la chiesa non è
battezzata, se è lecito esprimersi in questo modo. Questo saluto non si in-
dirizza ai catecumeni, quantunque si preghi per loro.
Il clero che canta le litanie rappresenta gli apostoli che intercedono presso
Dio per la salvezza della Chiesa e delle anime affidate alle sue cure.