Page 69 - Rationale Divinorum Officiorum
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Signore, e non fu loro permesso di offrire altrove i loro doni e le loro of-
ferte. Se questa era la pratica di coloro che erano schiavi sotto la legge, a
maggior ragione dobbiamo farlo noi, noi a cui la verità è stata rivelata,
poiché la grazia e la verità ci sono arrivate attraverso Gesù Cristo. È a noi
soprattutto che spetta di costruire templi al Signore, di ornarli con cura, e
in seguito di fare la solenne dedicazione (secondo la regola di Papa Felice
III) con preghiere e unzioni sante che si applicano ugualmente agli altari,
ai vasi e agli abiti sacerdotali destinati alla celebrazione dei misteri divini.
Alcuni giudei della città di Beirut in Asia Minore calpestarono
l’immagine del Salvatore crocifisso. Essi portarono l’empietà fino al pun-
to di squarciargli il fianco, da cui uscirono, come già sul Calvario, del
sangue e dell’acqua. I giudei furono sconvolti da questo prodigio, e più
ancora quando essi videro che tutti quelli che fra loro erano ammalati e ai
quali fu applicato il sangue si risollevarono dalle loro infermità. Abbrac-
ciarono tutti la fede in Cristo, si fecero battezzare e trasformarono le loro
sinagoghe in chiese. È da allora che si usa consacrare una chiesa. Prima di
quell’epoca solamente gli altari erano consacrati, ed è pure in memoria di
questo miracolo che la Chiesa ricorda la passione del Salvatore, il quinto
giorno prima delle calende di dicembre, e questo è anche il motivo per
cui la chiesa di Beirut fu dedicata al Salvatore. Si conserva anche in un
vaso una piccola quantità di questo sangue miracoloso, e una festa solen-
ne viene celebrata nel giorno dell’anniversario.
Solamente il vescovo può consacrare le chiese e gli altari, perché egli è
l’immagine e il tipo del vescovo per eccellenza, che è Gesù Cristo, senza il
quale noi non sapremo costruire nulla di stabile, come ha detto lui stesso:
«Senza di me non potete nulla». E il salmista ci insegna «che se il Signore stes-
so non costruisce la casa, è invano che si lavora». Il Concilio di Cartagine im-
pedisce ai preti, e a tutti coloro di un ordine inferiore al vescovo, di svol-
gere cerimonie di dedicazione.
Le ragioni per consacrare una chiesa sono cinque. La prima è per liberarla
interamente dalla potenza del demonio. San Gregorio racconta nel dialo-
go del suo terzo libro che mentre in una certa chiesa che apparteneva a
degli ariani, e che era stata restituita al culto ortodosso, il vescovo si di-
sponeva alla dedicazione, e mentre le reliquie di san Sebastiano e
sant’Agata stavano per esservi trasferite, il popolo riunito per la cerimo-
nia vide improvvisamente apparire un animale immondo che correva qua
e la nella chiesa, per poi uscire bruscamente dalla porta e sparire comple-
tamente, con loro grandissimo stupore. Il Signore volle indicare con que-
sto prodigio che lo spirito impuro era uscito dai quei luoghi. La notte se-
guente, si sentì un gran rumore sui tetti della suddetta chiesa. La seconda
notte il baccano fu ancora più spaventoso. Infine, la terza notte, si sarebbe