Page 75 - Rationale Divinorum Officiorum
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sacrificio comincia. Il sacerdote officiante è vestito con paramenti diversi
                  da coloro con i quali egli ha fatto l’aspersione.
                  Osserviamo che una chiesa deve essere consacrata con il sangue di qual-
                  che martire: Pelagio e il Papa Nicola sostengono che la chiesa romana era
                  consacrata  dal martirio dei beati apostoli Pietro e Paolo, in  altre parole
                  una chiesa non può essere dedicata a Dio che sotto l’invocazione di un
                  martire.
                  Una chiesa che sia già stata dedicata non lo deve essere una seconda vol-
                  ta, a meno che essa non sia stata profanata, cosa che può accadere in di-
                  versi modi, per esempio se è stata bruciata e tutti i suoi muri o la maggior
                  parte siano stati distrutti; ma se il tetto rimane intatto o è solo leggermen-
                  te danneggiato e le mura restano nella loro interezza o non sono che par-
                  zialmente distrutte, non è necessario ripetere la cerimonia della dedica-
                  zione; bisogna aggiungere però che se la chiesa o la maggior parte di essa
                  è crollata nello stesso momento, se essa è stata riparata interamente o in
                  parte con le stesse sue pietre, dato che la virtù della dedicazione risiede
                  principalmente nei materiali esterni, è importante ritrovare  la stessa di-
                  sposizione nella posa e nella simmetria delle pietre.
                  Nel caso che tutti i muri siano crollati non nello stesso momento, ma in
                  fasi  successive,  e  siano  stati  però  riparati,  si  ritiene  che  la  chiesa  abbia
                  conservato la sua integrità. Basterà allora esorcizzarla con l’acqua bene-
                  detta e riconciliarla offrendovi il santo sacrificio. Qualcuno pretende tut-
                  tavia che essa debba essere consacrata nuovamente. In terzo luogo, la ce-
                  rimonia della dedicazione deve essere rinnovata nel caso vi sia il dubbio
                  che la chiesa non sia mai stata dedicata e non esista alcun documento, o
                  pittura,  o  iscrizione  oppure  un  solo  testimone  oculare  o  auricolare,  che
                  possa certificare il contrario.
                  Non si deve ripetere la consacrazione di un altare a meno che esso non sia
                  stato profanato, cosa che avviene quando la tavola, o la parte superiore,
                  sulla quale si amministrano i sacri misteri, abbia mutato la sua forma o si
                  sia rotta in  maniera  considerevole, ossia  almeno della  metà,  o anche se
                  l’altare nella sua interezza sia stato cambiato o riparato. È comunque al
                  vescovo che spetta decidere definitivamente in merito a questa questione.
                  Non  è  necessario  consacrare  la  chiesa  di  nuovo  nel  caso  l’altare  abbia
                  cambiato posto o sia distrutto, perché la consacrazione di un altare e di
                  una chiesa sono due cose differenti. Se è la chiesa a essere stata distrutta,
                  mentre l’altare è  rimasto illeso, la sola chiesa dovrà essere  nuovamente
                  consacrata. Conviene tuttavia, in parecchi casi, aspergere l’altare di acqua

                  benedetta.
                  Un altare che è solo lievemente danneggiato non deve ricevere una nuova
                  dedicazione, ma occorre ripetere questa cerimonia se la piccola pietra che
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