Page 78 - Rationale Divinorum Officiorum
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Questa acqua benedetta rappresenta anche lo Spirito Santo, che è il prin-
cipio di ogni santificazione, e la cui grazia opera la remissione dei peccati.
Perciò lo Spirito Santo è chiamato acqua dal Salvatore stesso. «Chiunque,
Egli dice, crederà in me, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Si rife-
riva allo Spirito Santo che ricevevano quelli che avevano fede nel Reden-
tore. Nel sacramento del battesimo, l’acqua non opera senza lo spirito, né
lo spirito senza l’acqua. Lo spirito di Dio ha santificato questo elemento
quando, nella creazione e del mondo, «Egli aleggiava sulle acque».
Il sale è necessario nella cerimonia della dedicazione perché esso rappre-
senta il condimento della fede senza il quale non si potrebbe essere salva-
ti, quand’anche si fossero ricevute le acque del battesimo. Il vino indica il
discernimento spirituale della legge, così noi leggiamo nella Scrittura che
il Signore ha cambiato l’acqua in vino. È questo vino che bisogna aver gu-
stato per raggiungere la vita eterna. Le ceneri sparse sono l’emblema del
sacramento della penitenza, che è indispensabile agli adulti per la remis-
sione dei peccati commessi dopo il battesimo, e non senza ragione il Si-
gnore lo chiama un battesimo, quando dice in san Giovanni: «Che è venu-
to in Galilea a predicare il battesimo della penitenza per la remissione dei
peccati».
Quando tutte queste sostanze sono state mescolate insieme, il vescovo
traccia con quest’acqua quattro croci ai quattro angoli dell’altare e una al
centro. Le prime rappresentano i quattro caratteri della carità in coloro
che si avvicinano all’altare, ossia: l’amore per Dio, l’amore per la loro
propria perfezione, l’amore per gli amici e i nemici. Queste quattro quali-
tà della carità sono indicate nella Genesi: «Vi estenderete a occidente e a o-
riente, a settentrione e a meridione». Le quattro croci rappresentano ancora
che Cristo ha riscattato le quattro parti del mondo, e che noi dobbiamo
portare la croce del Salvatore in quattro modi: nel nostro cuore con la
meditazione, sulle nostre labbra con la confessione, nel nostro corpo con
la mortificazione e sulla nostra fronte come una impronta indelebile. La
croce che sta al centro dell’altare significa che il Salvatore ha compiuto la
nostra redenzione al centro del mondo, ossia a Gerusalemme.
Il vescovo compie sette volte il circuito dell’altare, per indicare che egli
deve vegliare su tutta la chiesa cominciando da se stesso. Contemporane-
amente si cantano questi versetti dai Cantici: «Le sentinelle che vanno attor-
no alla città mi hanno trovato». Questa sorveglianza pastorale è indispensa-
bile ai prelati della Chiesa perché, dice Gilberto: «è una cosa mostruosa
una guardia cieca, una guida zoppa, un prelato negligente e un predica-
tore muto».
L’altare è asperso sette volte, per rappresentare i sette doni dello Spirito
santo comunicati attraverso il battesimo. Queste sette aspersioni rappre-