Page 79 - Rationale Divinorum Officiorum
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sentano inoltre i sette spargimenti del sangue di Cristo: la prima nella cir-
                  concisione, la seconda nel giardino degli Ulivi, la terza durante la sua fla-
                  gellazione, la quarta con la corona di spine, la quinta quando gli vennero
                  trafitte le mani, la sesta quando i suoi piedi furono inchiodati alla croce e
                  la settima quando gli aprirono il costato.
                  Queste aspersioni si fanno con un ramo di issopo, piccola pianta bassa e
                  rampicante, che rappresenta qui l’abiezione di Cristo perché le effusioni
                  di  sangue  di  cui  abbiamo  parlato  erano  accompagnate  dall’umiltà  e
                  dall’amore  inestinguibile  di  Cristo,  con  il  quale  lui  ha  purificato  la  sua
                  Chiesa. Quest’erba cresce spontaneamente sulle rocce, come l’umiltà ha le
                  sue radici sulla pietra, cioè Gesù Cristo. «Questa roccia era il Cristo», dice
                  l’Apostolo. L’issopo è per sua natura eccitante, e l’umiltà del Salvatore in-
                  fiamma i cuori più freddi; le sue radici penetrano attraverso la roccia, e
                  l’umiltà ammorbidisce i cuori più ribelli. L’issopo ha la virtù di guarire i
                  gonfiori e le malattie del petto: l’umiltà diminuisce il gonfiore spirituale
                  dell’orgoglio. Questa pianta è saldamente attaccata al suolo e così i fedeli
                  che sono radicati nel Cristo non possono essere strappati al suo amore, e
                  in particolare i vescovi e i sacerdoti, che in ragione della loro preminenza
                  nella Chiesa, devono aderire più fortemente alla fede del Salvatore.
                  Dopo l’aspersione della chiesa e dell’altare, quello che rimane dell’acqua
                  è  versato ai piedi  dell’altare; la medesima cosa si osservava nell’Antico
                  Testamento per il sangue delle vittime.
                  Il sepolcro o cavità dell’altare che contiene le reliquie è l’emblema del va-
                  so d’oro riempito di manna che era posto nell’arca del Testamento.
                  Questo sepolcro, che alcuni chiamano confessione, è il nostro cuore.
                  Le quattro croci fatte con la santa crema sono le quattro virtù cardinali: la
                  prudenza, la forza, la temperanza e la giustizia, di cui i nostri cuori sono,
                  per così dire, unti quando lo Spirito Santo li prepara a ricevere i misteri
                  nascosti.
                  Non si deve consacrare nessun altare che non contenga delle reliquie, ma
                  questa regola non si applica agli altari che si portano in viaggio. Le reli-
                  quie, dopo l’Antico e il Nuovo Testamento, sono le prove della fede e del-
                  le sofferenze dei martiri e dei confessori che ci sono lasciate come esempi.
                  L’astuccio che le contiene è il simbolo del nostro cuore che vigila il loro
                  prezioso ricordo, affinché possiamo dire con l’Apostolo: «Siate miei imita-
                  tori, come io lo sono di Gesù Cristo».

                  L’uso  di  portare  delle  reliquie  in  processione  è  fatto  a  imitazione

                  dell’Antico Testamento. Leggiamo infatti nell’Esodo che l’arca del testa-
                  mento era attraversata in tutto il suo spessore da due anelli d’oro nei qua-
                  li passavano  i bastoni di legno di Seth  dorati che servivano a sollevare
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