Page 52 - Rationale Divinorum Officiorum
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stella, ossia dalla grazia influente dello Spirito Santo, e non si ricorda di
andare a lui con la pratica delle buone opere (Sal 25).
XLIV. DEI VASI E DEI CALICI
Nella Chiesa primitiva si offriva il santo sacrificio in vasi di legno e in-
dossando vestiti ordinari, giacché allora i calici erano di legno e i preti
d’oro, mentre ora accade il contrario. Il Papa Severino ordinò che ci si
servisse di vasi di vetro, ma siccome questi erano fragili, Papa Urbano,
con il Concilio di Reims, stabilì che si usassero vasi di argento o d’oro,
oppure, in caso di povertà delle chiese, dei vasi di stagno, perché questo
metallo non arrugginisce, e mai vasi di legno o di rame. Quindi il calice
non può essere di vetro, a causa della sua fragilità e del pericolo che si
corre di spandere il sangue di Cristo, né di legno perché è un materiale
spugnoso e poroso e assorbirebbe il corpo di Nostro Signore, né di bron-
zo, o di rame, perché la potenza del veleno che producono questi metalli
provocherebbe il verderame e il vomito.
XLV. DEL METALLO DEI CALICI
Osservate che il termine calice ha la sua origine nell’Antico e nel Nuovo
Testamento: «Il calice d’oro di Babilonia che inebria tutta la terra». E David:
«Il calice nella casa del Signore è pieno della dolcezza di un vino puro e non me-
scolato». E altrove: «Prenderò il calice della Salvezza e invocherò il nome del Si-
gnore». Allo stesso modo si legge nel Vangelo: «Potreste bere in questo calice
che io devo bere?». E ancora: «Preso il calice, rese grazie». Il calice d’oro rap-
presenta i tesori della sapienza nascosti nel Cristo. Quello d’argento la
purificazione dall’errore. Quello di stagno è il segno dell’errore e della
punizione, perché lo stagno. sta in mezzo fra l’argento e il piombo, e seb-
bene la carne di Cristo non sia stata di piombo, cioè peccatrice, essa è sta-
ta tuttavia somigliante alla carne soggetta al peccato. E sebbene essa non
sia stata nemmeno d’argento, in altre parole non fu soggetta a colpe pro-
prie, fu tuttavia soggetta al nostro errore, perché Egli ha portato le nostre
debolezze.
XLVI. DELLA RICCHEZZA DEGLI OGGETTI
Se qualcuno, per spirito di meschinità nella religione stessa, dicesse che il
Signore comandò a Mosè di fare di bronzo tutti i vasi del tabernacolo, per
ogni uso e ogni cerimonia, come è scritto nell’Esodo, nei capitoli 27 e 28,
quest’uomo sarebbe simile a Giuda e il nemico della donna che versò pro-