Page 49 - Rationale Divinorum Officiorum
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forza ci è stata data, affinché non possiamo essere vinti, a meno che noi
stessi non lo vogliamo, cedendo alla concupiscenza della carne. Tuttavia,
il velo che separa il santuario dal clero è tirato o alzato all’ora del vespro
di ciascuno sabato di quaresima e quando l’ufficio della domenica è ini-
ziato, affinché il clero possa guardare nel santuario, perché la domenica
rammenta il ricordo della resurrezione.
XXXVII. DELLE SEI DOMENICHE DOPO LA PASQUA
Ecco perché tutto questo ha luogo durante le sei settimane che seguono la
festa della Pasqua: non ci sarà alcuna età per la quale la resurrezione non
sarà una gioia eterna. Ma è una gioia figurata che è velata dal cielo che
rappresenta questo velo: per questo le domeniche noi non digiuniamo, a
causa della gloria della resurrezione del Signore, che arriva la domenica.
La prima domenica dopo Pasqua sta a significare la gioia che provavano i
nostri primi parenti nel paradiso prima del peccato. La seconda simbo-
leggia la gioia che sentì un piccolo numero di uomini all’interno dell’arca
di Noè, quando tutti gli altri annegarono nelle acque del diluvio. La terza
rappresenta l’allegria dei figli di Israele, mentre gli altri popoli soffrivano
la carestia che ebbe luogo sotto Giuseppe. La quarta quella che provarono
sotto Salomone, vivendo in pace. La quinta, la gioia che provarono ritor-
nando dalla cattività di Babilonia. La sesta, quella che i discepoli sentiro-
no dopo la resurrezione fino all’ascensione, mentre lo Sposo fu con loro
con la sua presenza e le sue apparizioni.
XXXVIII. DEL VELO E DELLE FESTE
Anche nelle festività (festivitatibus) dove si leggono le nove lezioni della
quaresima, il velo è alzato e tirato. Ma questo uso non esiste così dalla
prima istituzione della Chiesa, perché allora nessuna festa veniva celebra-
ta solennemente durante la quaresima, giacché, se si presentava una festa
(festum), in qualsiasi giorno essa arrivasse, la si commemorava il sabato o
la domenica, come si può vedere nel 23 canone del Papa Martino (Quaest.
III) e in Bucard (lib. 13), a causa della tristezza di quei tempi. Al contrario
l’uso divenne in seguito che, per esempio, la festa (festum) delle nove le-
zioni fosse celebrata solennemente il giorno in cui essa cadeva e, tuttavia,
in quel giorno si digiuna, come di costume.
XXXIX. DELLE CORTINE