Page 46 - Rationale Divinorum Officiorum
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XXIX. DELLE MOLLE

                  Le molle, i cui denti gemelli servono ad attizzare la fiamma della lampa-
                  da sono i predicatori, che ci istruiscono con le pagine assortite dell’uno e
                  dell’altro Testamento, e accendo al fuoco della carità coloro i cui costumi
                  sono già simili e identici.

                  XXX. DELLE SCODELLE

                  Gli scudi o scodelle  (scuta), cioè i vasi della stessa capacità, fatti per ri-
                  scaldare all’interno come all’esterno, sono i dottori che non nascondono i
                  tesori che racchiude il loro cuore, ma ne traggono anzi cose nuove e anti-
                  che. Essi non mettono la lampada sul moggio, ma sul candeliere, affinché
                  coloro che sono nella casa del Signore ne ricevano in essi e su di essi la lu-
                  ce e il calore.

                  XXXI. DELLA CROCE

                  La croce deve essere posta sull’altare ed è là che il portacroce la prende e
                  la depone perché le si rendano di nuovo gli omaggi, perché Simone il Ci-
                  renaico portò la croce dopo averla sollevata da sopra le spalle di Cristo.
                  La croce è posta sull’altare, in mezzo a due candelieri, perché Cristo, nella
                  Chiesa, è stato il mediatore fra due popoli. Egli è infatti la pietra angolare,
                  lui che di due cose ne ha fatta una, e al quale sono venuti i pastori dalla
                  Giudea e i magi dall’Oriente.

                  XXXII. DELLA FRANGIA D’ORO DELL’ALTARE

                  Il davanti dell’altare è dunque ornato di una frangia d’oro, secondo que-
                  ste parole dell’Esodo (capitoli 25 e 28): «Mi costruirai un altare, e lo circon-
                  derai di una ghirlanda alta quattro dita». L’altare rappresenta talvolta il cuo-
                  re dell’uomo, nel quale il sacrificio della vera fede deve essere offerto con
                  la contrizione; la frangia d’oro allora significa il pensiero della buona o-
                  pera, con cui dobbiamo ornare la nostra fronte per brillare davanti agli al-
                  tri. Ancora l’altare significa Cristo, e allora la frangia d’oro designa egre-
                  giamente l’ornamento della carità. Perché, così come l’oro sorpassa tutti
                  gli altri metalli, così la carità è al di sopra di tutte le altre virtù, cosa che fa
                  così parlare l’apostolo ai Corinti: «La carità è più grande di tutte le altre vir-

                  tù» (Mt 5, Ef 2, 1 Pt 2, Is 28, 1 Cor 9). Dobbiamo così ornare la nostra gio-
                  ventù, nel suo fiorire, della frangia d’oro della carità, per essere pronti ad
                  abbandonare e a perdere la nostra vita per Cristo. Si innalzano anche le
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