Page 37 - Rationale Divinorum Officiorum
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nell’interiorità dell’anima e, in qualche maniera, tutto ciò che si pensa, guardan-
                  do delle finte immagini, si dipinge nel cuore, se non è più vero dire: che l’oggetto
                  al quale si pensa con attenzione nel proprio cuore, si dipinge ai nostri occhi di

                  immagini  fittizie».  Il  Signore  dice  ancora  a  Ezechiele:  «Prendi  una  pietra,
                  mettila dinanzi a te, e su di essa farai il tracciato della città di Gerusalemme». Le
                  parole del Vangelo che seguono prevengono ciò che è stato detto, ossia
                  che le immagini sono i libri dei laici: «Hanno, dice Cristo, Mosè e i profeti,
                  che li ascoltino!» (Lc 16). Il Concilio di Adge (De consec. dist. III) proibisce
                  di eseguire pitture nelle chiese, e di dipingere sui muri ciò che si onora e
                  ciò  che  si  adora.  Ma  Gregorio  (De  consec.  dist.  III)  sostiene  che  non  do-
                  vrebbe essere permessa la distruzione delle pitture con il pretesto che es-
                  se  non  devono  essere  adorate,  perché  è  evidente  come  la  pittura  com-
                  muova più che la scrittura. In effetti, attraverso la pittura il fatto compiu-
                  to è posto dinanzi agli occhi, mentre con la scrittura la cosa che arriva è
                  richiamata  alla  memoria,  in  qualche  maniera,  per  sentito  dire,  cosa  che
                  commuove di meno l’anima. Ecco perché, anche nella chiesa, noi non pro-
                  fessiamo rispetto più grande per i libri che per le immagini e le pitture.

                  V. DELL’UBICAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI

                  Riguardo alle pitture e alle rappresentazioni, alcune si trovano sulla chie-
                  sa  come  il  gallo  o  l’aquila,  altre  fuori  dalla  chiesa,  ossia  alle  porte  e  in
                  fronte al tempio, come il bue o il leone, altre infine all’interno, come ad
                  esempio i bassorilievi e i diversi generi di scultura e di pittura che si ese-
                  guono sui vestiti, o sui muri, o sulle vetrate; di qualcuna di esse viene det-
                  to, nel Trattato della Chiesa, che sia ripresa e imitata dal tabernacolo di
                  Mosè, e dal tempio o dall’epoca di Salomone. Mosè scrisse, ma Salomone
                  scrisse e dipinse, e ornò i muri del tempio di cesellature e di pitture.

                  VI. DELLE RAPPRESENTAZIONI DI CRISTO

                  Occorre dire che in chiesa si dipinge soprattutto l’immagine del Salvatore
                  in tre modi, che sono quelli principali e più convenienti di raffigurarlo.
                  Essi sono: seduto su di un trono, sospeso al patibolo della croce, oppure
                  in qualche modo accovacciato in seno alla madre mentre si riposa sulle
                  sue ginocchia.
                  Siccome  Giovanni  Battista  indicò  con  il  dito  il  Cristo,  dicendo:  «Ecco
                  l’agnello di Dio» (Gv 1), qualcuno rappresentava il Cristo sotto forma di un
                  agnello. «Tuttavia, siccome l’ombra è passata e il Cristo è veramente uomo —
                  dice il Papa Adriano (De consecrat. distinct. III) —, noi lo dobbiamo dipingere
                  sotto forma di uomo». Infatti non è l’agnello di Dio che si deve rappresenta-
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