Page 36 - Rationale Divinorum Officiorum
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I Greci si servono anche di immagini, e le dipingono, come si dice, dopo
l’ombelico, al di sopra e non più in basso, allo scopo di togliere a coloro
che le guardano ogni occasione di pensiero imprudente e ridicolo; non
eseguono nemmeno nessuna immagine scolpita, per via di quello che si
legge nell’Esodo, capitolo 20: «Non farai né sculture né immagini». Ugual-
mente, nel Levitico, capitolo 26, è detto: «Non farai né idoli né sculture»;
come pure nel Deuteronomio, capitolo 4: «Per paura che casualmente, ce-
dendo all’illusione e in essa errando, vi costruiate una immagine intagliata o
scolpita. Non vi farete nemmeno degli dei d’oro e d’argento». E il profeta e-
sclama: «Gli idoli delle nazioni sono l’oro e l’argento, opere della mano di uomi-
ni. Che divengano loro simili quelli che le eseguono e tutti quelli che pongono la
loro confidenza in esse! Che siano confusi tutti quelli che adorano delle immagi-
ni, che si glorificano nei loro idoli!». Mosè dice ancora al popolo di Israele:
«Per paura che casualmente, vittima dell’errore, tu non adori le cose che ha crea-
to il Signore Dio tuo».
III. DELLA DISTRUZIONE DEL SERPENTE DI BRONZO
Ecco perché il re Ezechiele distrusse il serpente di bronzo che Mosè aveva
innalzato: il popolo, contro il precetto della legge, faceva bruciare
dell’incenso davanti a lui.
IV. DEL BUON USO DELL’IMMAGINE
Vediamo dunque, da queste voci autorevoli e da altre simili, che l’uso ec-
cessivo di rappresentazioni è biasimato; infatti l’apostolo dice, nella sua
prima lettera ai Corinti: «Sappiamo in effetti, che gli idoli non sono nulla in
questo mondo, e che non esiste che un solo Dio». I semplici e i deboli potreb-
bero essere facilmente trascinati verso l’idolatria dall’uso eccessivo e indi-
screto delle pitture o delle sculture. Cosa che fa dire alla Sapienza: «Non
dobbiamo alcun rispetto agli idoli delle nazioni, perché le creature sono usate in
essi per portare alla collera di Dio e per tentare l’anima degli uomini; sono infine
come un laccio ai piedi degli stolti». Ma non è affatto biasimevole usare mo-
deratamente le pitture per rappresentare il male che si deve evitare, e il
bene che si deve invece imitare. Ecco perché il Signore dice a Ezechiele:
«Entra e guarda le pratiche abominevoli che commettono costoro». Ed entrato
che fu, vide figure di rettili e di animali, e l’abominazione e ogni idolatria
dipinta sulle pareti della casa di Israele (Sal 13, Nm 21, 2Re 8, 1Cor 8, Sap
14, Ez 8, Ez 4). Gregorio, spiegando ed esponendo questo (Reg. Pastor. II,
20), afferma: «Le rappresentazioni delle cose esteriori attirano Dio