Page 35 - Rationale Divinorum Officiorum
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Capitolo terzo
Delle pitture, dei tessuti e
degli ornamenti della chiesa
I. DELL’INSEGNAMENTO ATTRAVERSO L’IMMAGINE
Le pitture e gli ornamenti che si trovano nelle chiese sono le letture e le
scritture dei laici, al cui riguardo Gregorio afferma (De consecratio, dist.
III): «Una cosa è adorare le pitture, altra cosa è imparare attraverso la storia che
cosa rappresenta questa pittura, ciò che si deve adorare». Quello che la scrittura
mostra a coloro che la leggono, la pittura lo insegna agli ignoranti che la
osservano, perché senza istruzione essi vedono in questa ciò che devono
seguire e lo leggono in questi dipinti, loro che non conoscono le loro lette-
re. I caldei adorano il fuoco e costringono gli altri a fare la stessa cosa,
bruciano tutti i loro idoli. I pagani per esempio, adorano le rappresenta-
zioni o immagini e gli idoli, cosa che i Saraceni invece non fanno affatto,
animati come sono da queste parole: «Tu non farai a rassomiglianza di tutte
le cose che sono in cielo, o sulla terra, o nelle acque, o sotto la terra» (Esodo, ca-
pitolo 20, e per altre autorità ancora che seguono immediatamente il pas-
so precitato). Ed essi ci riprendono fortemente a questo riguardo; ma noi
non adoriamo assolutamente queste immagini, e non le chiamiamo dèi,
né mettiamo in esse la speranza della nostra salvezza, perché questo sa-
rebbe dell’idolatria; le veneriamo invece tenendo a mente il ricordo dei
fatti compiuti che esse ci rappresentano. Da ciò i versi seguenti:
Tu che passi, onora prosternato l’immagine di Cristo,
Non adorare però l’immagine, ma ciò che essa rappresenta.
Credere che essa sia Dio sarebbe irragionevole, perché essa è stata
Una pietra materiale, scolpita dalla mano di un operaio.
E l’immagine che tu vedi, non è né un Dio né un uomo;
Ma è Dio, e un uomo che questa santa immagine rappresenta.
E altrove,
Poiché è Dio che l’immagine ti insegna, ma essa stessa non è Dio.
Osservala, e onora nel tuo animo ciò che tu sai essa rappresenta.
II. DEL PERICOLO DELL’IDOLATRIA