Page 18 - Rationale Divinorum Officiorum
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prodigalità. È di questa casa che il Signore ha detto: «Noi verremo a lei, e
                  stabiliremo la nostra dimora in essa» (Ap 21, Gv 14). Alcune chiese sono co-
                  struite in forma di croce per mostrare che noi dobbiamo essere crocifissi
                  al mondo, o seguire il Cristo messo in croce per noi, secondo queste paro-
                  le: «Colui che vuole venire al mio seguito rinunci a se stesso, prenda la sua croce
                  e mi segua». Altre chiese ancora sono costruite in forma rotonda e descri-
                  vono una specie di cerchio: questo significa che la Chiesa si è estesa e di-
                  latata per tutto il cerchio dell’universo e a questo proposito possiamo ci-
                  tare questo passo: «E le loro voci si faranno sentire fino alle estremità del mon-
                  do»;  oppure  perché  dal  cerchio  dell’universo,  noi  arriveremo  al  cerchio
                  della corona dell’eternità.

                  XVIII. DEL CORO

                  Il coro dei chierici è il luogo dove essi si riuniscono per cantare insieme, o
                  la moltitudine del popolo riunito per assistere ai santi misteri. Il coro (cho-
                  rus) ha preso il suo nome da chorea (danza) o da corona (corona). In effetti,
                  un tempo i chierici rimanevano in piedi attorno agli altari, come in una
                  corona, e cantavano così, nella stessa tonalità, i salmi; ma Flaviano e Teo-
                  doro stabilirono poi che essi cantassero o salmodiassero alternativamente
                  e vennero istruiti a questo riguardo da Ignazio che, su questo, era stato
                  prima istruito da Dio. Dunque, i due cori di cantori designano gli angeli e
                  gli spiriti dei giusti che lodano Dio con una volontà reciproca, e che si e-
                  sortano mutualmente fra di loro a fare il bene. Prendono il nome di chorus
                  (coro) dalla concordia (concordia), o meglio l’accordo che consiste e che e-
                  siste nella carità, giacché colui che non possiede la carità non può cantare
                  convenientemente.  Quello che questo coro significhi, e  perché i più  an-
                  ziani e i più alti in dignità vi seggano per ultimi e al posto più basso, sarà
                  detto nella quarta parte, all’introito e sotto la rubrica dell’entrata del pon-
                  tefice all’altare. E notate come, quando un solo chierico canti, questo ven-
                  ga espresso in greco col termine monodia, mentre in latino si usa la paro-
                  la tycinium. Quando invece due chierici cantano insieme, si usa chiamare
                  ciò bicinium; infine, quando i cantori sono in grande numero, si designa la
                  loro melodia unanime (chorus) coro.

                  XIX. DELL’ESEDRA E DELLE CRIPTE

                  L’esedra o il capitolo, luogo di riunione, è una sala a volta un poco sepa-

                  rata da un tempio o da un palazzo, e siccome essa è al di fuori delle mura
                  alle quali tuttavia è attaccata, la si chiama in greco exedra, e rappresenta i
                  fedeli laici che sono attaccati al Cristo e alla Chiesa. Le cripte, o volte sot-
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