Page 16 - Rationale Divinorum Officiorum
P. 16

Mentre i giudei costruivano il muro di Gerusalemme, erano contrastati da
                  dei nemici che volevano impedire la loro opera (come si legge nei libri di
                  Esdra e Neemia), ed erano a tal punto disturbati da questi che con una
                  mano essi posavano le pietre sul muro, e con l’altra combattevano gli av-
                  versari (Ne 4, Ef 6). E anche noi, che costruiamo i muri della Chiesa, an-
                  che noi siamo esposti a nemici usciti dal nostro seno che ci attorniano: so-
                  no i vizi o gli uomini perversi che vogliono impedirci di fare il bene. Per
                  questo, edificando i muri della chiesa, in altre parole praticando le virtù
                  di Cristo, noi dobbiamo cacciare i nemici, e secondo il costume del popolo
                  giudeo, e a suo esempio, dobbiamo tenere con una mano la spada della
                  parola di Dio, e rivestirci, anche noi stessi, dello scudo della fede, della
                  corazza della giustizia e dell’elmo della salvezza, per difenderci contro di
                  essi, con l’aiuto del pastore o del prete che rappresenta il Cristo in mezzo
                  a noi, e che ci istruirà secondo il suo dovere e ci fortificherà attraverso la
                  preghiera.

                  XII. I MATERIALI DEL TABERNACOLO

                  Infine il Signore mostrò a Mosè, nell’Antico Testamento, di quali materia-
                  li dovesse essere fatto il tabernacolo, quando gli disse nell’Esodo (Es 35):
                  «Prendi le primizie, ossia tutto ciò che è prezioso fra il popolo di Israele, ma ricevi
                  ciò solamente da colui che l’offrirà spontaneamente e oltre ciò che è necessario,
                  ossia: oro, argento, bronzo, giacintino, porpora e scarlatto due volte tinto, cioè
                  delle stoffe di colore violaceo, di porpora di scarlatto e di bisso, una specie di lino
                  d’Egitto, morbido e bianco, dei velli di capra e delle pelli di montone tinte di rosso
                  che  noi  chiamiamo  velli  e  pelli  di  Parto,  poiché  i  parti  hanno  per  primi  avuto
                  l’idea di tingerli in questo modo, e delle pelli color giacintino e del legno di Seth».

                  XIII. BELLEZZA DEL SANTUARIO

                  Seth è il nome di una montagna e di un albero che somiglia a un pruno
                  bianco a causa delle foglie, e dà un legno assai leggero e incorruttibile,
                  che non può bruciare. Dio aggiunse a ciò: «Olio per le lampade, aromi, pro-
                  fumi e dell’incenso di odore gradevole e delle pietre d’onice, e che mi si costruisca
                  un santuario ornato di sardonico e di pietre preziose, di modo che io abiti in mez-
                  zo ad essi e che essi non temano più di dover accorrere a questa montagna». È
                  così che il Maestro e il dottore dei giudei raccontano tutte queste cose nel-
                  la loro storia nel libro dell’Esodo.

                  XIV. IL TEMPIO DELL’UOMO
   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21