Page 9 - Racconti di un pellegrino russo
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comando  dello  starets.  Che  avvenne?  Mi  abituai  così  bene  alla  preghiera  che,  se  mi
                  fermavo anche solo un istante, sentivo un vuoto come se avessi perduto qualcosa; non
                  appena ricominciavo la preghiera, mi sentivo di nuovo leggero e felice. Se incontravo
                  qualcuno,  non  avevo  più  voglia  di  parlare,  desideravo  soltanto  stare  in  solitudine  e
                  recitare la preghiera, tanto mi ero abituato nel giro di una settimana.




                  Lo starets che non mi vedeva ormai da dieci giorni venne da me egli stesso, a sentire
                  mie notizie; gli spiegai quel che mi accadeva. Mi ascoltò, poi disse:

                  –  Eccoti  abituato  alla  preghiera.  Vedi,  bisogna  ora  conservare  quest’abitudine  e
                  rafforzarla;  non  perdere  tempo  e,  con  l’aiuto  di  Dio,  impegnati  a  recitare  dodicimila
                  preghiere al giorno; rimani in solitudine, alzati un poco prima, coricati un poco più tardi
                  e vieni a trovarmi due volte ogni mese.

                  Mi attenni agli ordini dello starets e, il primo giorno riuscii a malapena a recitare le mie
                  dodicimila preghiere, terminando a sera molto avanzata. Il giorno dopo la cosa mi riuscì
                  più facile e più gradevole; sentii dapprima una certa fatica, una specie di indurimento
                  della  lingua  e  una  rigidezza  nelle  mascelle,  ma  senza  alcuna  sensazione  sgradevole;
                  quindi  avvertii  un  leggero  dolorino  al  palato,  poi  al  pollice  della  mano  sinistra  che
                  sgranava il rosario, mentre il braccio si riscaldava fino al gomito, il che provocava una
                  sensazione deliziosa. E questo non faceva che incitarmi a recitare ancor meglio la mia
                  preghiera. Così per cinque giorni i eseguii fedelmente le dodicimila preghiere e insieme
                  con l’abitudine acquistai anche la gioia della preghiera.

                  In mattino per tempo fui, si può dire, svegliato dalla preghiera. Cominciai a dire le mie
                  orazioni  del  mattino,  ma  la  lingua  mi  si  inceppava  e  non  avevo  altro  desiderio  che
                  quello di recitare la preghiera di Gesù. Non appena cominciai, divenni tutto gioioso, le
                  mie labbra si muovevano da sole e senza sforzo. Passai tutta la giornata in letizia. Ero
                  come tagliato fuori da tutto e mi sentivo in un altro mondo; terminai senza difficoltà le
                  mie  dodicimila  orazioni  prima  della  fine  della  giornata.  Avrei  addirittura  voluto
                  continuare,  ma  non  osavo  superare  la  cifra  che  mi  era  stata  imposta  dallo  starets.  I
                  giorni che seguirono continuai a invocare il nome di Gesù Cristo con facilità e senza
                  mai stancarmi.

                  Andai a visitare lo starets e gli raccontai ogni cosa nei più minimi particolari. Alla fine
                  egli mi disse:

                  – Dio ti ha dato il desiderio di pregare e la possibilità di farlo senza fatica. È un effetto
                  naturale, prodotto dall’esercizio e dall’applicazione costante, come una ruota che si fa
                  girare intorno a un perno; dopo una spinta essa continua a girare su se stessa, ma per far
                  sì che il movimento duri bisogna ungere il meccanismo e dare nuove spinte. Tu vedi ora
                  di  quali  facoltà  meravigliose  il  Dio  amico  degli  uomini  ha  dotato  la  nostra  natura
                  sensibile,  e  hai  conosciuto  le  sensazioni  straordinarie  che  possono  nascere  anche
                  nell’anima peccatrice, nella natura impura che non è illuminata ancora dalla grazia. Ma
                  quale  grado  di  perfezione,  di  gioia  e  di  rapimento  non  raggiunge  l’uomo,  quando  il
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