Page 12 - Racconti di un pellegrino russo
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come mi aveva ben spiegato il mio starets defunto. Per questo camminavo soprattutto
durante la notte e passavo la giornata a leggere la Filocalia seduto nei boschi sotto gli
alberi. Quante cose nuove, profonde e ignorate scoprii con quella lettura! In quella
occupazione gustai una beatitudine più perfetta di quanto mai avessi potuto immaginare
fino a quel momento. Senza dubbio, alcuni passi rimanevano incomprensibili al mio
spirito limitato, ma gli effetti della preghiera del cuore illuminavano quello che non
riuscivo a comprendere; per di più, vedevo talvolta in sogno il mio starets defunto che
mi spiegava molte difficoltà e piegava sempre di più la mia anima verso l’umiltà.
Trascorsi i due mesi della piena estate in questa perfetta felicità. Passavo specialmente
per i boschi e per i viottoli di campagna; quando arrivavo a un villaggio, domandavo un
sacco di pane, un pugno di sale e riempivo d’acqua la mia borraccia, quindi ripartivo per
altre cento verste.
Certamente per causa dei peccati commessi dalla mia anima incallita, o per il progresso
della mia vita spirituale, verso la fine dell’estate si fecero sentire le tentazioni. Ecco
come avvenne. Una sera che ero sbucato sulla via principale, incontrai due uomini che
avevano un berretto militare sul capo; mi chiesero del denaro. Quando io risposi loro
che non avevo un centesimo, non mi vollero credere e gridarono con violenza: – Non
raccontarci storie; i pellegrini mettono sempre via un mucchio di soldi! Uno dei due
aggiunse: – È inutile perder tempo a parlare! E mi colpì sul capo con il suo bastone: io
ruzzolai per terra svenuto. Non so se rimasi così molto tempo, ma quando tornai in me,
vidi che ero nel bosco vicino alla strada; ero tutto strappato e il mio sacco era
scomparso; non c’erano più che i capi delle due cordicelle con le quali lo tenevo. Grazie
a Dio, non mi avevano rubato il passaporto, che io serbavo nel mio vecchio berretto per
poterlo esibire in fretta quando ce n’era bisogno. Rimesso in piedi, piansi amaramente
non tanto per il dolore al capo, quanto piuttosto per i miei libri, la Bibbia e la mia
Filocalia, che erano nel sacco rubato. Tutto il giorno, tutta la notte mi rammaricai e
piansi. Dov’è finita la mia Bibbia, che leggevo da quando ero bambino e che avevo
sempre portata con me? Dov’è la mia Filocalia, dalla quale traevo insegnamento e
conforto? Infelice, ho perduto l’unico tesoro della mia vita, prima di essermene saziato
fino in fondo. Sarebbe stato meglio morire che vivere così, senza nutrimento spirituale.
Non li potrò mai comperare di nuovo. Per due giorni potei a malapena camminare tanto
ero afflitto; il terzo giorno mi lasciai cadere stremato di forze presso un cespuglio e mi
addormentai. Ecco che in sogno mi vedo nella cella del mio starets e gli racconto in
lacrime la mia pena. Lo starets mi consola e mi dice: – Sia questa per te una lezione di
distacco dalle cose terrene per andare più liberamente verso il cielo. Questa prova ti è
stata mandata affinché tu non cada nella voluttà spirituale. Dio vuole che il cristiano
rinunci alla sua volontà e a ogni attaccamento ad essa, al fine di affidarsi completamente
alla volontà divina. Tutto quello che egli fa è per il bene e la salvezza dell’uomo. Egli
vuole che tutti siano salvi (1Tm 2,4). Fatti animo, e credi che con la tentazione il
Signore procurerà anche la via d’uscita (1Cor 10,13). Quanto prima tu riceverai una
consolazione più grande di tutto il tuo dolore. A queste parole mi svegliai, sentii nel mio
corpo delle forze nuove e nell’anima quasi un’aurora e una calma nuova. – Sia fatta la
volontà del Signore! – dissi. Mi alzai, mi feci il segno della croce e partii. La preghiera
agiva di nuovo nel mio cuore come un tempo e per tre giorni camminai serenamente. A
un tratto incontro per la via una colonna di forzati, che venivano condotti con la scorta.
Quando mi furono vicini, riconobbi tra loro i due che mi avevano derubato e, dato che
camminavano a un lato della colonna, mi gettai ai loro piedi e li supplicai di dirmi dove