Page 17 - Racconti di un pellegrino russo
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divoreranno i peccatori. A un tratto provai uno spavento terribile, e mi dissi: «Io non me
                  la cavo, no certo! Questi tormenti sono anche per me. Qua è meglio che mi metta a
                  salvare l’anima mia e forse riuscirò a farmi perdonare i miei peccati». Ci pensai su a
                  lungo e alla fine decisi di abbandonare il mio mestiere; vendetti casa e bottega, e dal
                  momento che non avevo famiglia, divenni guardaboschi, non chiedendo per salario che
                  il pane, qualcosa per coprirmi e qualche cero da accendere durante la preghiera. Sono
                  qui ormai da più di dieci anni. Non mangio che una volta al giorno e mi accontento di
                  pane e acqua. Ogni notte mi alzo al canto del gallo e fino alle prime luci del giorno
                  faccio le mie genuflessioni e i miei inchini fino a terra; quando prego; accendo sette ceri
                  davanti all’icona. Di giorno, quando percorro la foresta, porto sulla pelle delle catene di
                  settanta libbre. Non bestemmio, non bevo birra né alcool, non litigo con alcuno; delle
                  donne ho sempre fatto a meno. All’inizio ero piuttosto contento di vivere così, ma a
                  lungo andare per forza sono assalito da considerazioni che non posso mandar via. Dio
                  solo sa se io riscatterò i miei peccati, ma intanto questa vita è proprio dura. E poi, è vero
                  quello che il libro racconta? Come fa l’uomo a risuscitare? Quelli che sono morti da
                  cent’anni e più sono polvere ed è sparita anche quella. E poi, ci sarà o non ci sarà un
                  inferno? In ogni caso, nessuno è mai tornato dall’altro mondo; quando l’uomo muore, si
                  putrefà e non ne rimangono più tracce. Questo libro forse l’hanno scritto i preti per far
                  paura a noi ignoranti, e per tenerci più sottomessi. Così si vive male, senza un po’ di
                  consolazione su questa terra, e poi nell’altro mondo non troveremo nulla! Allora ne vale
                  proprio la pena? Non è meglio avere un bel po’ di tempo subito? Queste idee non mi
                  danno pace – aggiunse – e ho paura di dover riprendere il mio vecchio mestiere. Ero
                  pieno di pietà per lui e mi dicevo: «Si dice che solo i sapienti e gli intellettuali diventano
                  liberi pensatori e non credono più a nulla, ma i nostri fratelli, i semplici contadini, sanno
                  fabbricarsi da sé una bella incredulità! Certamente il mondo delle tenebre fa presa su
                  tutti e forse più facilmente ancora sui semplici. Bisogna ragionare fin dove è possibile e
                  fortificarsi contro il nemico con la parola di Dio». Così per sostenere un poco il fratello
                  e rinsaldare la sua fede, trassi dal sacco la Filocalia e l’aprii al capitolo 109 del beato
                  Esichio.  Glielo  lessi,  e  spiegai  che  non  ci  si  astiene  dal  peccare  solo  per  timore  del
                  castigo,  perché  l’anima  non  può  liberarsi  dai  pensieri  colpevoli  che  con  la  vigilanza
                  dello  spirito  e  la  purità  del  cuore.  Tutto  si  acquista  con  la  preghiera  interiore.  Se
                  qualcuno si mette sulla via dell’ascetica, non solo per timore dei tormenti dell’inferno
                  ma anche per desiderio del Regno celeste – aggiunsi – i Padri paragonano la sua azione
                  a quella di un mercenario. Ma Dio vuole che noi veniamo a Lui come figli, vuole che
                  l’amore e lo zelo ci spingano a comportarci in modo degno e che godiamo dell’unione
                  perfetta con Lui nell’anima e nel cuore. Puoi fare quel che vuoi; logorarti, importi le
                  prove  e  le  penitenze  fisiche  più  dure,  ma  se  non  hai  Dio  sempre  nello  spirito  e  la
                  preghiera di Gesu nel cuore, non sarai mai al riparo dai cattivi pensieri; sarai sempre
                  pronto a peccare alla prima occasione. Mettiti dunque, fratello, a recitare senza posa la
                  preghiera di Gesù; ti sarà facile farlo in questa solitudine; ti accorgerai presto del suo
                  benefico  effetto.  Le  idee  empie  spariranno,  la  fede  e  l’amore  per  Gesù  Cristo  si
                  riveleranno a te; capirai come i morti possono risuscitare e il Giudizio ultimo ti apparirà
                  quello che realmente è. E nel tuo cuore ci sarà tanta leggerezza e tata gioia che ne sarai
                  meravigliato; non ti sentirai più stanco o turbato per la tua vita di penitenza! Gli spiegai
                  poi  come  meglio  potevo  il  modo  di  recitare  la  preghiera  di  Gesù,  secondo  il
                  comandamento  divino  e  gli  insegnamenti  dei  Padri.  Il  guardaboschi  non  chiedeva  di
                  meglio e la sua inquietudine diminuì. Allora, congedandomi da lui, entrati nella vecchia
                  capanna che mi aveva indicata.   Lavori spirituali
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