Page 19 - Racconti di un pellegrino russo
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l’avevo messo, chiuso, accanto a me prima di prendere sonno, e mi ricordai anche che
in quella pagina non c’era alcun segno. Questo fatto mi diede fede nella verità
dell’apparizione e mi garantì della santità della memoria del mio starets. Così
ricominciai a leggere la Filocalia secondo l’ordine indicato. Lessi una volta, poi
un’altra, e questa lettura infiammò il mio zelo e il desiderio di provare coi fatti tutto
quello che avevo letto. Scoprii chiaramente il senso della preghiera interiore, i mezzi per
arrivarci e i suoi effetti; compresi che essa riscalda l’anima e il cuore, e che si può
distinguere se questa felicità viene da Dio, dalla natura sana o dall’illusione.
Cercai per prima cosa di scoprire il luogo del cuore, secondo l’insegnamento di san
Simeone il Nuovo Teologo. Chiusi gli occhi e diressi il mio sguardo verso il cuore,
cercando di rappresentarmelo com’è, nella parte sinistra del petto, e ascoltando
attentamente il suo battito. Ripetei questo esercizio prima per mezz’ora, molte volte al
giorno; all’inizio non vedevo che tenebre; presto però il mio cuore apparve e sentii il
suo movimento profondo; poi arrivai a introdurre nel mio cuore la preghiera di Gesù e a
farvela uscire, seguendo il ritmo del respiro, secondo l’insegnamento di san Gregorio il
Sinaita, di Callisto e di Ignazio; perciò, guardando con lo spirito nel mio cuore, inspirai
l’aria e la tenni nel petto, dicendo: Signore Gesù Cristo, e la espirai dicendo: abbiate
pietà di me. Mi esercitai per un’ora o due, nei primi tempi, poi mi applicai con sempre
maggiore frequenza a questa occupazione, e infine passai così quasi tutta la giornata.
Quando mi sentivo pesante, stanco o inquieto, leggevo subito nella Filocalia i passi che
trattano dell’attività del cuore, e il desiderio e lo zelo per la preghiera rinascevano in
me. In capo a tre settimane, avvertii un dolore al cuore, e poi un tepore gradevole e un
sentimento di consolazione e di pace. Questo mi infuse maggior forza per esercitarmi
nella preghiera a cui i miei pensieri si riferivano, e cominciai a provare una gioia
immensa. Da quel momento provai di volta in volta diverse sensazioni nuove nel cuore
e nello spirito. Talvolta c’era nel mio cuore come un fervore e una leggerezza, una
libertà, una gioia così grandi che ne ero trasformato e mi sentivo in estasi. A volte,
sentivo un amore ardente per Gesù Cristo e per tutta la creazione divina. Talvolta le mie
lacrime fluivano da sole per riconoscenza al Signore che aveva avuto pietà di me,
peccatore indurito. Talvolta il mio spirito angusto si illuminava in modo tale che io
comprendevo chiaramente quello che un tempo non avrei potuto nemmeno concepire.
Talvolta il dolce calore del mio cuore si diffondeva in tutto il mio essere e sentivo con
emozione la presenza infinita del Signore. Provavo certe volte una gioia potente e
profonda nell’invocare il nome di Gesù Cristo e comprendevo quel che significa la sua
parola: Il Regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,21).
In mezzo a tali benefiche consolazioni, notai che gli effetti della preghiera del cuore si
manifestano sotto tre forme: nello spirito, per esempio, la dolcezza dell’amore di Dio;
nei sensi il gradevole calore del cuore, la pienezza di dolcezza nelle membra, il fervore
della gioia nel cuore, la leggerezza, il vigore di vita, l’insensibilità alle malattie o alle
pene; nell’intelligenza l’illuminazione della ragione, la comprensione della sacra
Scrittura, la conoscenza del linguaggio della creazione, il distacco dalle vane cure, la
coscienza della dolcezza della vita interiore, la certezza della vicinanza di Dio e del suo
amore per noi.
Dopo cinque mesi solitari in queste occupazioni e in questa beatitudine, mi abituai così
bene alla preghiera del cuore che la praticavo senza posa e alla fine si compiva da sola