Page 7 - Racconti di un pellegrino russo
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– Vieni da me, ti darò un libro dei Padri che ti farà comprendere in modo chiaro che
cosa sia la preghiera e te la farà imparare con l’aiuto di Dio.
Entrammo nella sua cella e lo starets mi rivolse queste parole:
– La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l’invocazione continua e ininterrotta del
nome di Gesù con le labbra, con il cuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua
presenza in ogni luogo, in ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprime con queste
parole: «Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me!»
Chi si abitua a questa invocazione ne riceve gran consolazione e prova il bisogno di dire
sempre questa preghiera; dopo un po’ di tempo, non può più vivere senza ed essa scorre
in lui da sola. Comprendi ora cos’è la preghiera perpetua?
– Lo comprendo benissimo, padre! In nome di Dio, insegnatemi ora come arrivarci!
Esclamai pieno di gioia.
Come si impari la preghiera, lo vedremo in questo libro, che si chiama Filocalia, e
contiene la scienza completa e particolareggiata della preghiera interiore perpetua
esposta da venticinque Padri; è così utile e perfetto da essere considerato la guida
essenziale della vita contemplativa e, come dice il beato Niceforo, «conduce alla
salvezza senza pena e senza dolore».
– È allora più alto della Bibbia? Gli chiesi:
– Non è più alto né più santo della Bibbia, no. Ma contiene le spiegazioni luminose di
tutto quel che rimane misterioso, nella Bibbia, a cagione della debolezza del nostro
spirito, la cui vista non arriva fino a quelle altezze. Ecco un’immagine: il sole è un astro
maestoso, splendente e superbo; ma non si può guardarlo a occhio nudo. Per
contemplare questo re degli astri e sopportare il suo sguardo di fiamma, bisogna usare
un vetro artificiale, infinitamente più piccolo e più opaco del sole. Bene: la Scrittura è
quel sole splendente e la Filocalia quel pezzo di vetro. Ascolta, ora ti leggerò come
esercitarsi alla preghiera interiore perpetua.
Lo starets aprì la Filocalia, scelse un passo di Simeone il Nuovo Teologo e cominciò.
«Rimani assiso nel silenzio e nella solitudine, piega il capo, chiudi gli occhi; respira più
dolcemente, guarda con l’immaginazione nell’intimo del tuo cuore, raccogli la tua
intelligenza, ossia il tuo pensiero, dalla testa al cuore. Scandisci respirando: «Signore
Gesù Cristo, abbiate pietà di me», a voce bassa, o anche soltanto con la mente. Sforzati
di cacciar via ogni pensiero, sii paziente e ripeti questo esercizio».
Poi lo starets mi spiegò tutto questo con degli esempi, e leggemmo ancora nella
Filocalia le parole di san Gregorio il Sinaita e dei beati Callisto e Ignazio. Tutto quel
che leggemmo lo starets me lo spiegava con parole sue. Io stavo attento ed estatico,
sforzandomi di fissare tutte quelle parole nella memoria con la maggior precisione.
Passammo così tutta la notte e andammo a mattutino senza aver dormito mai. Lo
starets, congedandomi, mi benedisse e mi esortò a tornare con franchezza e semplicità
di cuore, perché è vano accingersi senza guida all’opera dello spirito.