Page 39 - Racconti di un pellegrino russo
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settimana e più, egli bevve veramente finché poté; ma ogni volta, secondo la sua
promessa e perché aveva paura di rimanere senza alcool, andava a coricarsi nel suo letto
o a sdraiarsi zitto zitto in fondo al giardino. Quando riprendeva i sensi i nostri fratelli
dell’asilo gli parlavano e lo esortavano a dominarsi almeno un po’. Così egli cominciò a
bere meno e in capo a tre mesi era diventato assolutamente sobrio. Ora lavora non so
più i che posto e non mangia più il pane degli altri. È venuto a salutarmi proprio l’altro
ieri. – Quale saggezza in questa disciplina guidata dalla carità! – Pensai tra me ed
esclamai: – Sia benedetto Dio, la cui misericordia agisce dentro le mura della vostra
casa! Dopo tutti questi discorsi, ci assopimmo, e sentendo la campana suonare l’Ufficio
del mattino, andammo i chiesa, dove già si trovavano la signora e i bambini.
Ascoltammo l’Ufficio, poi la divina liturgia. Eravamo nel coro con il signore e il suo
figliuolo, la signora e la fanciullina erano invece all’apertura dell’iconostasi per vedere
l’elevazione dei sacri doni. Mio Dio, come pregavano tutti e quali lacrime di gioia
versavano! I loro volti erano così illuminati che, a forza di guardarli, mi misi a piangere
anch’io! Alla fine dell’Ufficio, i padroni, il prete, i servi e tutti i mendicanti si misero
insieme a tavola; c’erano una quarantina di mendicanti, infermi, malati e bambini.
Quale silenzio e quale pace intorno a quella tavola! Facendomi coraggio, dissi sottovoce
al signore: – Nei monasteri si leggono le vite dei santi durante il pasto; potreste fare
altrettanto perché avete il Menologio al completo. Il signore si rivolse alla moglie e
disse: – Ascoltare è un vero piacere per me, ma a quanto a leggere, per carità! Non ho
un minuto libero. Appena metto piede in casa mia non so più dove sbattere il capo, tante
son le brighe e i pensieri, ci vuol questo, occorre quest’altro; un sacco di bambini; il
bestiame per i campi: tutto il giorno passa in queste miserie e non romane un minimo
per leggere e per istruirsi. Tutto quello che ho imparato in seminario l’ho dimenticato da
un bel pezzo. A queste parole mi sentii fremere, ma la signora mi prese il braccio e mi
disse:– Il padre parla così per umiltà, tende sempre a umiliarsi, ma è un uomo eccellente
e molto pio; è vedovo da tanti anni, educa lui tutti i suoi nipotini, e per di più recita
spesso gli uffici. Queste parole mi richiamarono un passo di Niceta Stethatos13 nella
Filocalia: «È secondo la disposizione interiore dell’anima che si apprezza la natura
degli oggetti», ossia ciascuno si forma un’idea degli altri secondo quello che egli stesso
è; e più avanti si legge ancora: «Colui che giunge alla preghiera e all’amore vero non
distingue più gli oggetti, non distingue i gusti del peccatore, ma ama ugualmente tutti
gli uomini e non li condanna, come Dio fa brillare il sole e cadere la pioggia sui buoni e
sui cattivi». Si rifece il silenzio; davanti a me stava seduto un accattone dell’asilo,
completamente cieco. Il signore lo aiutava a mangiare, gli divideva il pesce, gli porgeva
il cucchiaio e gli versava da bere. Lo guardai con attenzione e mi accorsi, che nella sua
bocca sempre socchiusa, la sua lingua si muoveva continuamente. Mi chiesi se non
stesse recitando la preghiera e lo guardai con maggiore attenzione. Alla fine del pasto,
una vecchina si sentì male ; soffocava ed emetteva dei gemiti. Il signore e la consorte la
condussero nella loro camera e la stesero sul letto; la signora rimase con lei a curarla, il
prete andò a cercare a ogni buon conto i santi doni e il signore ordinò la carrozza per
correre in città a cercare un medico. Tutti si sparpagliarono. Avevo in me come una
fame di preghiera; provavo un bisogno violento di lasciarla sgorgare, da due giorni
ormai ero tranquillità né silenzio. Sentivo nel mio cuore come un’onda traboccare ed
espandersi in tutte le membra, e poiché la trattenevo, ebbi un acuto male al cuore, ma un
male benefico che mi spingeva soltanto alla preghiera e al silenzio. Compresi allora
perché i veri adepti della preghiera perpetua fuggivano il mondo e si nascondevano
lontani da tutti; compresi anche perché il beato Esichio disse che il colloquio più elevato