Page 34 - Racconti di un pellegrino russo
P. 34

clausura; noi ti daremo una lettera e lei ti riceverà. Si va spesso a chiederle dei consigli
                  spirituali;  d’altro  canto,  tu  potrai  portarle  anche  un  libro  di  Giovanni  Climaco  che
                  abbiamo ordinato per lei a Mosca. Tutto va a meraviglia! Infine giunse l’ora di cenare e
                  ci mettemmo a tavola. Vennero altre quattro signore e sedettero a tavola con noi. Dopo
                  il primo piatto, una di loro si alzò, si inchinò davanti all’icona, poi davanti a noi, e andò
                  a  cercare  il  secondo;  per  il  terzo  piatto,  un’altra  volta  si  alzò  nella  stessa  maniera.
                  Vedendo questo, mi rivolsi alla padrona: – Posso chiedere se queste signore sono della
                  vostra famiglia? – Sì, sono le mie sorelle, la cuoca, la moglie del cocchiere, la donna di
                  servizio e la mia cameriera. Sono tutte sposate, non c’è una sola ragazza in tutta la casa.
                  Al vedere e al sentire questo, ne fui ancora più stupito e ringraziai il Signore che mi
                  aveva guidato verso persone così pie. Sentivo la preghiera salire nel cuore con forza;
                  così, per trovare la solitudine, mi alzai e dissi alla signora: – Voi dovete riposare dopo il
                  pranzo,  io  invece  ho  l’abitudine  di  camminare,  così  vorrei  passeggiare  un  po’  in
                  giardino. – No, non mi riposo mai – disse la signora –. Verrò con te in giardino e tu mi
                  racconterai qualcosa di edificante. Se ci vai da solo, i bambini non ti lasceranno in pace;
                  essi non ti lasceranno perché amano molto i mendicanti, fratelli di Cristo, e i pellegrini.
                  Non  c’era  nulla  da  fare  e  andammo  insieme  in  giardino.  Per  poter  conservare  con
                  maggiore agio il silenzio, mi inchinai davanti alla signora e le dissi: – Vi prego, madre
                  mia, in nome di Dio, è molto tempo che conducete una vita così santa? Raccontatemi
                  come siete giunta a questo grado di bontà. – È molto facile – disse lei –. Mia madre è
                  pronipote di san Giosafat di cui sono onorate le reliquie a Belgorod. Avevamo là una
                  grande casa e un’ala era stata affittata a un signore di pochi mezzi. Egli morì, e sua
                  moglie  morì  a  sua  volta,  dopo  aver  messo  al  mondo  un  bambino.  Il  neonato  era
                  completamente  orfano.  Mia  madre  lo  raccolse  in  casa  sua,  e  io  nacqui  l’anno  dopo.
                  Crescemmo  insieme,  avevamo  gli  stessi  maestri  ed  eravamo  come  fratello  e  sorella.
                  Quando mio padre morì, la mamma lasciò il villaggio e venne a stabilirsi con noi in
                  questo paese. Quando fummo in età adatta, mia madre mi maritò con il suo protetto, ci
                  donò questa borgata e si ritirò in convento. Dopo averci impartito la sua benedizione, ci
                  raccomandò di vivere da cristiani, di pregare Dio con tutto il cuore e di osservare prima
                  di tutto il comandamento più importante, quello dell’amore per il prossimo, aiutando i
                  poveri, fratelli di Cristo, educando i nostri figli nel timor di Dio e trattando i nostri servi
                  come fratelli. È  così  che noi  viviamo  da dieci  anni  in  questa solitudine, cercando di
                  obbedire ai consigli di nostra madre. Abbiamo un asilo per i mendicanti; ve ne sono più
                  di dieci in questo momento, infermi o malati; se vuoi, andremo a visitarli domani. Alla
                  fine  del  suo  racconto  le  chiesi:  –  E  dov’è  il  libro  di  Giovanni  Climaco  che  volete
                  mandare a vostra madre? – Rientriamo, te lo farò vedere. Avevamo appena cominciato a
                  leggere che arrivò il padrone. Ci abbracciammo cristianamente come fratelli, poi egli mi
                  condusse in camera sua, dicendo: – Vieni, fratello, nel mio studio, benedici la mia cella.
                  Forse  lei  ti  ha  infastidito  (indicava  sua  moglie).  Quando  trova  un  pellegrino  o  un
                  malato,  è  così  felice  che  non  lo  lascia  più  né  la  notte  né  il  giorno,  è  una  vecchia
                  consuetudine  della  sua  famiglia.  Entrammo  nello  studio.  Quanti  libri!  Che  splendide
                  icone, e la croce, in grandezza naturale, davanti a cui stava un Vangelo! Mi segnai e
                  dissi: – Voi avete qui, piccolo padre, il paradiso di Dio. Ci sono il Signore Gesù Cristo,
                  la  sua  purissima  Madre  e  i  suoi  santi  servi;  ed  ecco  qui  le  loro  parole  e  i  loro
                  insegnamenti vivi e immortali; penso che dovete trovare un gran gusto a intrattenervi
                  con loro. – Eh sì – disse il signore – mi piace molto leggere. – Che genere di libri avete?
                  –  chiesi.  –  Ho  molti  libri  spirituali.  Ho  qui  il  Menologio,  le  opere  di  Giovanni
                  Crisostomo,  di  Basilio  il  Grande,  molte  opere  filosofiche  e  teologiche  e  moltissimi
   29   30   31   32   33   34   35   36   37   38   39