Page 31 - Racconti di un pellegrino russo
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della  preghiera  interiore  fatta  nel  cuore,  non  ne  avevamo  nemmeno  sentito  parlare,
                  pregavamo soltanto con la lingua, facevamo i nostri inchini come due grulli, e pure il
                  desiderio di pregare stava là, quella lunga preghiera esteriore non ci pareva difficile, la
                  compivamo anzi con piacere. Aveva certamente ragione quel maestro che una volta mi
                  disse che all’interno dell’uomo esiste una preghiera misteriosa, e nemmeno lui sa come
                  si produce, ma essa incita ciascuno a pregare secondo quello che può e che sa. Dopo
                  due anni di una simile vita, mia moglie prese un febbrone, e il nono giorno, dopo aver
                  fatto la comunione, morì. Rimasi solo e non ero in grado di far nulla; non mi restava che
                  andare a mendicare per le vie del mondo. Ma avevo vergogna a chiedere l’elemosina;
                  per di più, ero così infelice pensando a mia moglie, che no sapevo più dove cacciarmi.
                  Quando entravo nella capanna e vedevo un suo vestito o uno di quei fazzoletti che essa
                  portava sul capo, mi mettevo a singhiozzare e cadevo quasi svenuto. Se continuavo a
                  vivere così nella nostra casa, non avrei potuto più sopportare il dolore; vendetti allora la
                  capanna per venti rubli e distribuii ai poveri le vesti di mia moglie e le mie. Per via della
                  mia infermità, mi fu dato un passaporto valido per sempre, presi la mia cara Bibbia e me
                  ne andai seguendo lo sguardo dei miei occhi. Giunto sulla strada mi chiesi: – «Dove si
                  va ora? Andrò prima a Kiev, mi inchinerò davanti ai santi di Dio e chiederò loro di
                  aiutarmi  nella  mia  sventura»  –.  Dopo  che  ebbi  preso  tale  decisione,  mi  sentii  molto
                  meglio e giunsi a Kiev più sereno. E ora son tredici anni che io cammino senza posa: ho
                  visitato molte chiese e molti monasteri, ma ora vado specialmente per le steppe e per i
                  campi. Non so se il Signore mi permetterà di arrivare fino alla santa Gerusalemme. La
                  volontà di Dio forse giudicherà venuto il tempo di seppellire le mie ossa di peccatore. –
                  E che età hai? – Trentatré anni. L’età di Cristo!







                  Quarto Racconto



                  Nel Signore ho riposto la mia speranza


                   Il  proverbio  russo  ha  ragione  –  dissi  tornando  dal  mio  padre  spirituale  –  l’uomo
                  propone e Dio dispone. Credevo di partire oggi stesso per la città santa di Gerusalemme,
                  ma invece le cose sono andate in altro modo: un avvenimento assolutamente imprevisto
                  mi trattiene qui ancora due o tre giorni. Non ho potuto fare a meno di venire a vedervi
                  per annunciarvelo e chiedervi consiglio in merito. Ecco cosa è accaduto. Avevo ormai
                  detto addio a tutti, e con l’aiuto di Dio avevo ripreso la mia strada; stavo per valicare la
                  frontiera,  quando  sulla  porta  dell’ultima  casa  scorsi  un  vecchio  pellegrino  che  non
                  rivedevo da tre anni. Ci augurammo il buongiorno ed egli mi chiese dove andassi. Gli
                  risposi:
                  – Se Dio vuole, fino all’antica Gerusalemme.
                  – Bene – riprese lui – c’è qui un ottimo compagno per te.
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