Page 35 - Racconti di un pellegrino russo
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sermoni di predicatori contemporanei. Questa biblioteca mi è costata cinquemila rubli. –
Non avete per caso un lavoro sulla preghiera? – chiesi. – Mi piacciono molto i libri sulla
preghiera. Ecco qui un opuscolo recente, opera di un prete di Pietroburgo. Il signore
trasse fuori un commento sul Padrenostro e cominciammo a leggerlo. Poco dopo arrivò
la signora che portava il tè: i bambini reggevano un cestino d’argento pieno di
pasticcini, come non ne avevo mai assaggiati. Il signore mi prese il libro, lo passò alla
moglie e disse: – Ce lo leggerà, legge molto bene, e intanto noi ci rifocilliamo un po’.
La signora si mise a leggere. Sempre ascoltando, io sentivo la preghiera che saliva nel
mio cuore; più essa leggeva e più la preghiera si sviluppava e mi riconfortava. A un
tratto vidi una forma passare rapidamente nell’aria, come se fosse il mio starets defunto.
Feci un gesto, ma per nasconderlo dissi: – Scusatemi, mi ero distratto. In quel momento,
ebbi l’impressione che lo spirito dello starets penetrasse nel mio e lo illuminasse, e
sentii in me come una grande chiarezza e molte idee sulla preghiera. Mi segnai e mi
sforzai di respingere quelle idee, mentre la signora terminava la lettura e il signore mi
chiese se mi era piaciuta. La conversazione si svolse su questo argomento. – Mi piace
molto – dissi –. D’altra parte il Padrenostro è più elevato e più prezioso di tutte le
preghiere scritte che noi abbiamo; perché è il Signore Gesù che ce l’ha insegnato. Il
commento che vo avete letto è molto buono, ma è completamente rivolto verso la vita
attiva del cristiano, mentre io ho letto nei santi Padri una spiegazione che è soprattutto
mistica e orientata verso la contemplazione.
– In quali Padri l’hai trovato?
– Oh, in Massimo il Confessore per esempio, e nella Filocalia di Pietro Damasceno.
– Te ne ricordi? Puoi ripetercene qualche passo?
– Certo. Inizio della preghiera: Padre nostro che sei nei cieli: nel libro che avete letto si
afferma che queste parole significano che bisogna amare fraternamente il nostro
prossimo, perché siamo tutti figli di uno stesso Padre. È giusto, sì, ma i Padri
aggiungono un commento più spirituale. Dicono che, pronunciando quelle parole,
bisogna elevare lo spirito verso il Padre celeste e ricordarsi l’obbligo di essere in ogni
istante alla presenza di Dio. Le parole: Sia santificato il tuo nome si spiegano nel libro
con la necessità di far attenzione a non invocare invano il nome di Dio; ma i
commentatori mistici vi vedono la domanda della preghiera interiore del cuore, ossia,
perché il nome di Dio sia santificato, bisogna che sia inciso nell’intimo del cuore e che
con la preghiera perpetua santifichi e illumini tutti i sentimenti, tutte le forze dell’anima.
Le parole Venga il tuo regno sono spiegate così dai Padri: vengano nel nostro cuore la
pace interiore, il riposo e la gioia spirituale. Nel libro si spiega che le parole Dacci oggi
il nostro pane quotidiano riguardano i bisogni della nostra vita corporale e quel che è
necessario per venire in aiuto al prossimo. Ma Massimo il Confessore intende per pane
quotidiano, il pane celeste che nutre l’anima, ossia la parola di Dio, e l’unione
dell’anima con Dio nella contemplazione e nella preghiera perpetua nel profondo del
cuore.
– Ah, la preghiera interiore è un’impresa difficile, quasi impossibile a coloro che vivono
nel mondo – esclamò il padrone di casa – occorre tutto l’aiuto del Signore anche per
poter compiere senza pigrizia la preghiera ordinaria.
– Non dite questo, piccolo padre. Se fosse un’impresa superiore alle forze umane, Dio
non l’avrebbe imposte a tutti. La sua forza si compie nella debolezza (2Cor 13,9) e i
Padri ci offrono mezzi che facilitano molto la via verso la preghiera interiore. – Non ho
mai letto nulla di preciso su questo argomento – disse il signore. – Se volete, vi leggerò
qualche passo della Filocalia. Presi la Filocalia, cercai un brano di Pietro Damasceno