Page 36 - Racconti di un pellegrino russo
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nella terza parte, a pagina 48, e lessi quanto segue: «Bisogna lasciarsi indurre a invocare
in nome del Signore più spesso ancora del respiro, in ogni tempo, in ogni luogo e in
ogni circostanza. L’Apostolo dice: Pregate senza posa; egli insegna con questo monito
che bisogna ricordarsi di Dio in ogni momento, in ogni luogo e in ogni cosa. Se tu
costruisci qualcosa, devi pensare al Creatore di tutto quello che esiste; se vedi la luce,
ricordati di colui che te la data; se guardi il cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi
contengono, ammira e glorifica colui che li ha creati, se ti copri con una veste, pensa a
colui dal quale l’hai ricevuta e ringrazialo, lui che provvede alla tua esistenza. Insomma,
che ogni gesto ti sia motivo di celebrare il Signore, così tu pregherai senza posa e
l’anima tua sarà sempre nella gioia».
Vedete com’è facile il sistema e accessibile a tutti coloro che abbiano anche un barlume
di sentimento umano. Quel brano piacque molto ai due sposi. Il marito mi abbracciò con
entusiasmo, mi ringraziò, sfogliò la Filocalia e disse: – Bisogna proprio che comperi
questo libro; lo ordinerò a Pietroburgo; ma per ricordarmene meglio, voglio copiare
subito il paso che hai detto. Dettamelo, ti prego. Lo trascrisse subito in bella scrittura,
poi esclamò: – Mio Dio! Ho appunto un’icona di Damasceno! (era probabilmente san
Giovanni Damasceno). Aprì l’immagine e fissò sotto l’icona il foglio che aveva appena
trascritto dicendo: – La parola viva di un servo di Dio, messa sotto la sua immagine, mi
stimolerà spesso a mettere in pratica questo consiglio salutare. Poi andammo a cena.
Tutti erano di nuovo a tavola insieme con noi, uomini e donne. Quale silenzio raccolto e
quale calma durante la cena! Dopo aver finito, tutti dicemmo la preghiera, compresi i
bambini, e mi pregarono di leggere l’inno a Gesù dolcissimo. I servi andarono a dormire
e noi rimanemmo, tutti e tre, nella stanza. La signora allora mi portò una camicia bianca
e delle calze. Mi inchinai profondamente e dissi: – Piccola madre, non posso prendere le
calze, no ne ho portate mai, noi portiamo sempre delle fasce. Tornò dopo un poco con
una vecchia casacca di panno che tagliò a strisce larghe. E il padrone di casa, dopo aver
dichiarato che le mie scarpe non servivano più a nulla, me ne portò un paio di nuove che
egli calzava al di sopra degli stivali. – Va’ in quella camera – mi disse – Non c’è
nessuno, potrai cambiarti di biancheria. Andai a cambiarmi e tornai verso di loro. Mi
fecero sedere su una sedia e si misero a calzarmi, il marito arrotolava le fasce, la moglie
mi calzava le scarpe. Dal principio non volevo lasciarli fare, ma essi mi fecero sedere
dicendo: – Siedi e taci, Cristo ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Non riuscii a resistere e
mi misi a piangere; e anch’essi piangevano con me. Allora la signora si diresse verso la
camera dei suoi figli per la notte, mente il signore e io andammo in giardino per
intrattenerci un poco nel padiglione. Rimanemmo a lungo, sdraiati per terra e si
conversava. A un tratto egli mi si avvicinò e mi disse: – Rispondimi in coscienza e in
verità. Chi sei? Devi essere di famiglia nobile e fingi di essere un semplice. Leggi e
scrivi benissimo, pensi e parli con correttezza; certo non hai ricevuto l’educazione di un
contadino.
– Ho parlato con cuore aperto tanto a voi che a vostra moglie; ho raccontato le mie
origini con tutta sincerità e non ho mai pensato di mentire o di ingannarvi. E a quale
scopo? Quello che dico non viene da me, ma dal mio saggio starets defunto, o dai Padri
che ho letto; e la preghiera interiore, che più di tutto illumina la mia ignoranza, non l’ho
acquistata da me; è nata nel mio cuore per misericordia divina e grazie all’insegnamento
dello starets. Ognuno può altrettanto; basta immergersi più silenziosamente nel proprio
cuore e invocare un po’ di più il nome di Gesù Cristo, si scopre ben presto la luce
interiore, tutto diventa chiaro, e in questa chiarità appaiono certi misteri del Regno di