Page 25 - Racconti di un pellegrino russo
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giudicata  e  si  decide:  con  tua  figlia,  regolati  tu  come  vuoi;  e  questo  bel  muso,  lo
                  pregheremo di svignarsela domattina, dopo una solida correzione che gli levi la voglia
                  di tornare da queste parti. Via! Con queste parole il commissario si alzò in piedi e andò
                  a dormire; io fui ricondotto in prigione. L’indomani mattina, per tempo, vennero due
                  contadini che mi sferzarono di santa ragione e poi mi lasciarono andare; e io partii di là
                  ringraziando  il  Signore  per  avermi  permesso  di  soffrire  in  nome  suo.  Questo  mi
                  consolava  e  mi  incitava  anche  di  più  a  pregare.  Tutti  questi  incidenti  però  non  mi
                  avevano abbattuto: era come se fossero toccati a un altro e io ne fossi solo lo spettatore;
                  anche durante le sferzate riuscivo a sopportare il dolore; la preghiera, che illuminava il
                  mio cuore, non mi dava tempo per accorgermi di alcun’altra cosa. Dopo quattro verste,
                  incontrai  la  madre  della  ragazza  che  tornava  dal  mercato.  Si  fermò  e  mi  disse:  –  Il
                  fidanzato ci ha piantati. Si è arrabbiato con Akulka, capisci?; perché lei è scappata! –.
                  Poi mi diede del pane e un biscotto, e io ripresi la mia strada. Il tempo era asciutto e non
                  avevo voglia di  chiedere ospitalità per la notte in  un villaggio: scorsi  due mucchi  di
                  fieno  nel  bosco  e  mi  aggiustai  là,  per  passare  la  notte.  Mi  addormentai  e  mi  misi  a
                  sognare che stavo camminando per la via, e leggevo i capitoli di sant’Antonio il Grande
                  nella Filocalia. A un tratto mi apparve lo starets e mi disse: – Non è là che devi leggere
                  – e mi indicò il capitolo 35 di Giovanni di Karpathos, nel quale è scritto: «Talvolta il
                  discepolo  è  dato  in  pasto  alla  vergogna  e  sopporta  prove  per  coloro  che  ha  aiutato
                  spiritualmente». E mi mostrò anche il capitolo 41 in cui si dice:  «Tutti coloro che si
                  dedicano più ardentemente alla preghiera sono preda di tentazioni terribili e logoranti»
                  Poi  aggiunse:  – Fatti  coraggio  e non abbatterti  mai. Ricorda le parole dell’Apostolo:
                  Colui  che  è  in  voi  è  più  grande  di  colui  che  è  nel  mondo  (1Gv  4,4).  Tu  ora  hai
                  conosciuto per esperienza che non c’è tentazione che sia superiore alle forze dell’uomo.
                  Perché  con  la  tentazione  Dio  prepara  anche  una  via  d’uscita  (1Cor  10,13).  E  dalla
                  speranza nell’aiuto del Signore sono stati sostenuti i Santi che non hanno trascorso la
                  loro vita soltanto a pregare, ma hanno cercato, per amore, di insegnare e di illuminare
                  gli altri. Ecco quanto ha detto in proposito san Gregorio di Tessalonica: «Non ci basta
                  pregare  senza  posa  secondo  il  comandamento  divino,  ma  bisogna  che  esponiamo
                  quest’insegnamento a tutti, monaci, laici, gente istruita o gente semplice, uomini, donne
                  o bambini, onde risvegliare in loro lo zelo per la preghiera interiore». Il beato Callisto
                  Telicoudas  si  esprime  nello  stesso  modo:  «L’attività  spirituale  (ossia  la  preghiera
                  interiore), dice, la conoscenza contemplativa e i mezzi per elevare l’anima non debbono
                  essere tenuti per noi, ma bisogna comunicarli con la scrittura o con il discorso per il
                  bene e l’amore di tutti. E la parola di Dio dichiara che il fratello aiutato dal fratello è
                  come una città alta e forte (Pr 18,19). Bisogna soltanto fuggire con tutte le nostre forze
                  la vanità e vegliare perché il buon grano dell’insegnamento divino non sia disperso dal
                  vento».  Al  risveglio  sentii  nel  mio  cuore  una  gioia  immensa  e  nell’anima  una  forza
                  nuova. E ripresi la mia strada.

                  Molto tempo dopo ebbi un’altra avventura; e se volete, ve la racconterò. Un giorno, il
                  24  marzo,  sentii  il  bisogno  veramente  invincibile  di  comunicarmi  ai  santi  misteri  di
                  Cristo  nel  giorno  consacrato  alla  Madre  di  Dio,  in  ricordo  della  sua  annunciazione
                  divina. Chiesi se da quelle parti ci fosse una chiesa; mi fu detto che vene era una a trenta
                  verste  da  lì.  Camminai  tutto  quel  giorno  e  la  notte  successiva  per  arrivare  all’ora  di
                  mattutino. Era un tempo da lupi, pioggia, neve, vento e gelo. La strada attraversava un
                  ruscello e non avevo fatto che pochi passi quando il ghiaccio scricchiolò e cedette sotto
                  il mio piede, così caddi in acqua fino alla cintola. Arrivai al mattutino tutto inzuppato,
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