Page 51 - Prediche di Meister Eckhart
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Fate ora attenzione alla prima parte: voglio farvi questa dimostrazione con
argomenti naturali, perché la possiate comprendere da soli, anche se io
credo più alla Scrittura che a me stesso; ma per voi è meglio una
esposizione così dimostrata.
Prendiamo dapprima la parola che suona: “In mezzo al silenzio mi fu
detta una parola segreta”. Ah, Signore, dove è il silenzio e dove il luogo in
cui questa parola viene pronunciata? Noi diciamo, come già prima ho
detto: è nella parte più pura che l’anima può offrire, nella parte più nobile,
nel fondo, nell’essenza dell’anima, ovvero nella parte più segreta
dell’anima; là tace il “mezzo”, perché là non è mai giunta creatura né
immagine, né là conosce l’anima l’operare o il sapere; là non sa niente di
immagine alcuna, sia essa di se stessa o di qualsiasi altra creatura.
Tutte le opere che l’anima compie, le compie per mezzo delle sue potenze:
quel che conosce, lo conosce con l’intelletto; se si ricorda di qualcosa, lo fa
con la memoria; se deve amare, lo fa con la volontà; e così tutto opera per
mezzo delle potenze e con il suo essere. Tutto il suo operare all’esterno si
appoggia sempre su qualche elemento intermedio. La facoltà visiva opera
solo attraverso gli occhi, altrimenti non può operare o concedere alcuna
visione; e così è anche con tutti gli altri sensi: l’anima effettua tutte le sue
operazioni all’esterno grazie a qualche elemento intermedio. Nell’essere,
però, non v’è alcuna opera; infatti le potenze, con cui essa opera, fluiscono
dal fondo dell’essere, e in questo fondo tace il “mezzo”: qui domina solo la
quiete e la festa per questa nascita e per questa opera, perché Dio Padre
parla là la sua parola. Questo fondo è infatti, per sua natura, accessibile
soltanto alla essenza divina, senza mediazione, e a niente altro. Dio entra
qui nell’anima con la sua interezza, non con una parte; Dio entra qui nel
fondo dell’anima. Nessuno tocca il fondo dell’anima, se non Dio solo. La
creatura non può entrare nel fondo dell’anima; essa deve rimanere fuori,
nelle potenze. Là l’anima scorge l’immagine della creatura, per mezzo di
cui essa è stata accolta e ospitata. Infatti, quando le potenze dell’anima
entrano in contatto con la creatura, ne attingono e ne creano una immagine
e somiglianza, e la attirano in sé. In questo modo esse conoscono la
creatura. Più vicino all’anima la creatura non può giungere, e l’anima mai
si avvicina a una creatura, se prima non ha accolto in sé la sua immagine
senza sforzo. Proprio per mezzo di questa immagine presente, l’anima si
avvicina alle creature; infatti l’immagine è qualcosa che l’anima, con le sue
potenze, forma dalle cose. Sia che si tratti di una pietra, di un destriero, di
un uomo, sia di qualsivoglia altra cosa, che essa vuol conoscere, essa tira
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