Page 54 - Prediche di Meister Eckhart
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erano più attive né la memoria né la ragione, né i sensi, né le potenze che
                  avrebbero  dovuto  esercitare  influsso  sui  sensi  per  sostenere  il  corpo;  il
                  fuoco e il calore vitale erano sospesi, e perciò il corpo non venne meno in
                  quei tre giorni in cui egli non mangiò né bevve. Lo stesso accadde a Mosè,
                  quando  digiunò  quaranta  giorni  sul  monte,  e  tuttavia  non  divenne  per
                  questo più debole; egli fu, anzi, nell’ultimo giorno tanto forte quanto nel
                  primo. Così dunque l’uomo deve sottrarsi a tutti i sensi, rivolgere verso
                  l’interno  tutte  le  potenze  e  permanere  nell’oblio  di  tutte  le  cose  e  di  se
                  stesso.  Perciò  un  maestro  si  rivolge  all’anima  così:  sfuggi  all’agitazione
                  delle opere esteriori! Fuggi ancora e nasconditi di fronte al tumulto dei
                  pensieri  interiori,  perché  essi  provocano  inquietudine!  Se  Dio  deve
                  pronunciare la sua parola nell’anima, essa deve essere in pace e in quiete:
                  allora egli parla la sua parola e se stesso nell’anima - non un’immagine, ma
                  se stesso.


                  Dionigi dice: Dio non ha immagine o somiglianza di se stesso, perché egli
                  è nell’essenza tutto il bene la verità e l’essere. Dio opera tutte le opere, in se
                  stesso e fuori di se stesso, in un attimo. Non immaginare che, quando Dio
                  fece il cielo e la terra e tutte le cose, abbia fatto oggi l’una e domani l’altra.
                  Mosè scrive così, ma sapeva molto di più: fece così per amore del popolo,
                  che altrimenti non avrebbe potuto capirlo. Dio non fece altro che questo:
                  volle,  parlò  -  e  le  cose  furono!  Dio  opera  senza  mediazione  e  senza
                  immagine, e quanto più tu sei senza immagine, tanto più sei aperto al suo
                  operare, e quanto più sei rivolto all’interno e dimentico di te stesso, tanto
                  più sei vicino a lui.


                  Perciò  Dionigi  esortava  il  suo  discepolo  Timoteo,  dicendo:  caro  figlio
                  Timoteo, tu devi, con i sensi non turbati, uscire da te stesso, sopra te stesso
                  e  sopra  tutte  le  tue  potenze,  sopra  la  facoltà  del  conoscere  e  sopra
                  l’intelletto,  sopra  l’opera,  il  modo  e  l’essere,  nella  nascosta,  silenziosa
                  tenebra,  per  giungere  alla  conoscenza  dell’ignoto  e  superdivino  Dio.
                  Bisogna sottrarsi a tutte le cose. A Dio ripugna operare in immagini.


                  Potresti ora chiedere: cosa dunque opera Dio senza immagine, nel fondo e
                  nell’essere?  Io  non  posso  saperlo,  perché  le  potenze  possono  concepire
                  solo  in  immagini,  devono  concepire  e  conoscere  tutte  le  cose  nelle  loro
                  immagini proprie. Non possono conoscere un cavallo nell’immagine di un
                  uomo, e perciò, in quanto tutte le immagini giungono dall’esterno, rimane
                  loro nascosto quel che Dio opera nel fondo; ciò è per l’anima la cosa più
                  utile.  Infatti  questo  non-sapere  la  sospinge  come  verso  qualcosa  di
                  meraviglioso, di cui essa va alla ricerca, giacché esperimenta bene che esso




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