Page 55 - Prediche di Meister Eckhart
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v’è, ma non sa come e cosa sia. Quando, invece, l’uomo conosce la ragione
                  della  cosa,  subito  se  ne  stanca,  e  cerca  qualcos’altro  da  provare,  e  vive
                  perciò  sempre  in  tormentato  desiderio  di  conoscere,  e  non  ha  mai
                  attenzione costante. Soltanto questa conoscenza che non conosce mantiene
                  l’anima in costante attenzione, e la sospinge sempre alla ricerca.


                  Perciò  dice  il  sapiente:  “Nel  mezzo  della  notte,  quando  tutte  le  cose
                  tacevano  nella  quiete,  mi  fu  detta  una  parola  segreta;  essa  venne
                  nascostamente, come un ladro”. Come può dire “parola”, se era segreta?
                  La natura della parola è proprio quella di manifestare ciò che è nascosto.
                  Essa  si  aprì  e  risplendette  davanti  a  me,  per  rivelarmi  qualcosa,  e  mi
                  annunziò  Dio  -  per  questo  si  chiama  Parola.  Mi  era  nascosto  cosa  essa
                  fosse, e questo fu il suo venire furtivo, in un bisbiglio e nel silenzio, per
                  rivelarsi.  Vedete,  proprio  perché  è  nascosta,  bisogna  inseguirla.  Essa
                  risplendeva, ed era tuttavia nascosta: ciò indica che noi dobbiamo anelare
                  e sospirare per essa. San Paolo ci esorta a cercarla fino a trovarne le tracce,
                  e a non darsi per vinti finché non la si afferra. Quando fu rapito al terzo
                  cielo, nella rivelazione di Dio, ed ebbe viste tutte le cose, non dimenticò
                  niente  al  suo  ritorno,  ma  tutto  era  per  lui  nascosto  giù,  nel  fondo
                  dell’anima, dove l’intelletto non può arrivare. Perciò dovette cercarne le
                  tracce e raggiungerlo in sé, non fuori di sé. Infatti ciò è del tutto interiore,
                  non  esterno,  ma  completamente  interiore.  Egli  sapeva  bene  questo,  e
                  perciò disse: “Sono sicuro che né la morte né altro tormento può separarmi
                  da quel che provo in me”.


                  A questo proposito un maestro pagano disse una bella parola ad un altro
                  maestro: “Mi accorgo di qualcosa in me, che risplende nella mia mente;
                  sento con certezza che è qualcosa, ma non so comprendere cosa sia; mi
                  sembra però che, se potessi capirlo, conoscerei tutta la verità”. Allora disse
                  l’altro  maestro:  “Bene!  Lascia  perdere!  Se  tu  potessi  capirlo,  avresti
                  completamente la verità e la vita eterna”.


                  In questo senso parlò anche sant’Agostino: io avverto qualcosa in me, che
                  risplende  davanti  alla  mia  anima:  se  ciò  giungesse  a  compimento  e
                  permanenza in me, sarebbe la vita eterna. È qualcosa che si nasconde e pur
                  tuttavia  si  manifesta;  giunge  a  guisa  di  ladro,  per  portar  via  e  rubare
                  all’anima  tutte  le  cose.  Ma  nel  mostrarsi  e  manifestarsi  un  poco,  può
                  stimolare  l’anima  ed  attrarla  a  sé,  e  derubarla  e  spogliarla  di  se  stessa.
                  Perciò disse il profeta: “Signore, togli ad essi il loro spirito e dà loro il tuo”.
                  Questo intendeva anche l’anima innamorata, quando disse: “La mia anima
                  si fuse e si sciolse, quando l’amato parlò la sua parola”; quando giunse,




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