Page 35 - Prediche di Meister Eckhart
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tutto quello che poteva ricevere da Dio. Mentre vi rinunciava, rinunciava a
                  Dio per Dio, e Dio rimaneva per lui tale quale è presente a se stesso, non
                  come ricevuto od acquisito, ma nel puro essere che Dio è in se stesso. Egli
                  non dette nulla a Dio, non ricevette nulla da Dio, ma è una unità, una pura
                  unione. Qui l’uomo è veramente uomo, e nessuna sofferenza può colpirlo,
                  così  come  non  può  colpire  l’essere  di  Dio;  come  ho  detto  spesso,  v’è
                  nell’anima qualcosa di tanto legato a Dio da essere uno, e non unito. È uno,
                  non  ha  niente  in  comune  con  nulla,  e  non  ha  niente  in  comune  con  il
                  creato. Tutto quel che è creato è nulla. Ora, esso è lontano ed estraneo ad
                  ogni  cosa  creata.  Se  l’uomo  fosse  tutto  quanto  così,  sarebbe  totalmente
                  increato ed increabile; se tutto quel che è corporeo e difettoso fosse in tal
                  modo compreso nell’Unità, non sarebbe altro che ciò che è l’Unità in se
                  stessa. Se io mi trovassi un istante in questo essere, non darei importanza a
                  me stesso più che a un verme del letame.


                  Dio dona lo stesso a tutte le cose, e quando esse scaturiscono da Dio, sono
                  uguali;  sì,  angeli  ed  uomini  e  tutte  le  creature  scaturiscono  da  Dio,
                  identiche  nella  loro  prima  diffusione.  Chi  prendesse  le  cose  nella  loro
                  prima  diffusione,  le  coglierebbe  tutte  quante  come  uguali.  Se  già  sono
                  uguali  nel  tempo,  molto  più  uguali  lo  sono  in  Dio,  nell’eternità.  Se  si
                  considera  una  mosca  in  Dio,  essa  è  assai  più  nobile  in  Dio  di  quanto
                  l’angelo più alto non lo sia in se stesso. Dunque tutte le cose sono uguali in
                  Dio, e sono Dio stesso. In questa uguaglianza Dio prova tanta gioia, che
                  effonde  completamente  la  propria  natura  e  il  proprio  essere  in  questa
                  uguaglianza in se stesso. Ne prova gioia nello stesso modo di colui che fa
                  correre  un  cavallo  da  battaglia  in  una  verde  brughiera,  completamente
                  piana e senza asperità: la natura del destriero sarebbe di prodigarsi con
                  tutta la forza, galoppando per la brughiera; ciò sarebbe per lui gioioso, e
                  conforme  alla  sua  natura.  Nello  stesso  modo  è  per  Dio  grande  gioia
                  quando  egli  trova  l’uguaglianza;  è  per  lui  una  gioia  effondere
                  completamente la sua natura e il suo essere nell’uguaglianza, giacché egli
                  è l’uguaglianza stessa.


                  Si pone ora una questione a proposito degli angeli; gli angeli che stanno tra
                  noi, ci servono e ci difendono, hanno forse una minore uguaglianza nelle
                  loro gioie, rispetto a quelli che stanno nell’eternità, ovvero sono in qualche
                  modo menomati dalle opere che compiono  per  difenderci  e  servirci?  Io
                  rispondo: no certo! La loro gioia non è per niente diminuita, né lo è la loro
                  uguaglianza, giacché l’opera dell’angelo è la volontà di Dio, e la volontà di
                  Dio è l’opera dell’angelo; perciò esso non è menomato né nella sua gioia,
                  né  nella  sua  uguaglianza,  né  nelle  sue  operazioni.  Se  Dio  ordinasse




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